Siamo tra quelli più vessati da tributi, tasse e imposte, siamo quelli che in un solo anno hanno aumentato il carico fiscale tanto da essere il secondo paese dell’Ue per aumento di ricavi da tasse sul Pil. E’ l’Italia della tassazione, quella che stritola cittadini e imprese. E’ il ritratto contenuto in “Andamenti d’imposizione nell’Unione europea”, studio Eurostat diffuso oggi. Aggiornato al 2012, il documento rileva che l’Italia è sesto su ventotto paesi per carico fiscale (44% del Pil frutto di ricavi da prelievi fiscali), quarto per livello di tasse sulla proprietà (2,6% del Pil) e secondo per aumento di ricavi da politiche di tassazione in un anno (tra il 2011 e il 2012 i ricavi fiscali sono aumentati dell1,5%, secondi solo all’Ungheria con l’1,9%). Sul fronte dell’aumento di ricavi da applicazione di balzelli sulla proprietà privata l’Italia è però prima grazie all’Imposta municipale unica (Imu): nel 2012, rileve Eurostato, “la maggior parte degli stati membri ha registrato modesti aumenti nei ricavi da tasse sulla proprietà, mentre l’Italia ha visto aumenti significativi dello 0,9% grazie all’introduzione dell’Imu”. All’istituto di statistica europeo non passa inosservata la mancata imposizione sui grossi capitale e sulle grandi proprietà: mentre “le accise sui carburanti sono ulteriormente aumentate da gennaio 2013, le tasse sulle imbarcazioni private fino a 14 metri sono state abolite mentre quelle per le imbarcazioni private tra i 14 e i 20 metri sono state dimezzate”, si denuncia nello studio.
Ma il nostro paese finisce nel mirino della Commissione europea per l’elevato livello di tassazione sul lavoro: nel 2012 l’Italia è stato il secondo paese dell’Ue in questa speciale classifica (42%), dietro solo al Belgio (42,8%). Non solo: l’Italia è sesto nell’Ue e nell’Eurozona per livello di cuneo fiscale per lavoratori, con stipendi tassati al 44,6%, ben al di sopra della media dell’Eurozona (36,1%). I numeri sono impietosi: ben dodici paesi sui diciotto di Eurolandia (ma non sono disponibili i dati per Cipro, Lettonia e Malta) hanno un cuneo fiscale superiore al 36,1%, con cinque di essi (Austria, Belgio, Francia, Germania e Italia) ben oltre il 40%. Non solo: sempre nel 2012 ben ventiquattro paesi Ue su ventisette hanno avuto nel lavoro la principale fonte di reddito da imposizione fiscale: solo Bulgaria, Malta e Romania hanno prelevato più sui consumi che sul lavoro (a loro tre si aggiunge la Croazia, che però nel 2012 non era ancora membro Ue). In media nell’Ue il lavoro è tassato al 51%, nell’Eurozona al 53,3%. “Le nostre recenti raccomandazioni specifiche ribadivano la necessità di abbassare le tasse sul lavoro per creare lavoro in Europa”, il commento del commissario per la Fiscalità, Algirdas Semeta, per il quale “il rapporto di oggi sulle tendenze di imposizione confermano le preoccupazioni della Commissione”.