“Le innovazioni digitali come le applicazioni per i taxi sono inevitabili, e dobbiamo lavorare con esse, non contro di esse”. Lo scrive sul proprio blog il vicepresidente della Commissioen europea responsabile per l’Agenda digitale, Neelie Kroes, all’indomani del maxisciopero dei tassisti, che hanno incrociato le braccia nelle principali città europee (Roma, Londra, Parigi, Berlino, Madrid e Barcellona) contro Uber, la società californiana la cui app, che prende piede soprattutto fra turisti e viaggiatori, permette di trovare ovunque auto da noleggiare con autista. Per i tassisti si tratta di una forma di concorrenza sleale, e Kroes condivide solo in minima parte questa impostazione. “I conducenti – recita il post pubblicato sul suo blog – hanno diritto a sfamare le loro famiglie e progettare il loro futuro, ma l’economia digitale sta cambiando molti aspetti delle nostre vite e non possiamo rispondere a queste sfide ignorandole, scioperando, o cercando di respingere queste innovazioni”, che sono inevitabili (“sono qui per rimanere”, scrive letteralmente). Quindi gli scioperi dei tassisti in tutta Europa “non aiutano” a risolvere il problema della concorrenza sleale nel settore. Il punto è che ormai la tecnologia “non si può ignorare”.
Secondo la vicepresidente dell’esecutivo comunitario il dibattito attorno a Uber “ci costringe a pensare agli effetti dirompenti della tecnologia digitale e alla necessità per gli imprenditori della nostra società”. Per Kroes “ecco di cosa si trattano le manifestazioni dei tassisti”. Il dibattito attorno alle applicazione per taxi per il commissario Ue non è altro che “un reale dibattito su una più ampia condivisione dell’economia”. Per progredire e innovare “abbiamo bisogno sia di sistemi che ci aiutino come consumatori sia di sistemi che ci incoraggino come imprenditori, altrimenti saremo lasciati indietro tanto dal mondo occidentale quanto da quello orientale”. Ai tassisti in agitazione Kroes ricorda che “non si può colpevolizzare una classe di cittadini che ha bisogno di soldi per proteggere qualche industria che pensa di poter essere esentata dalla rivoluzione digitale”.