Rami d’azienda Fiat nel mirino dell’Antitrust comunitario per presunti aiuti di stato illeciti in Lussemburgo. La direzione generale per la Concorrenza ha avviato un’inchiesta su Fiat Finance and Trade Ltd SA, impresa che fornisce servizi di gestione di cassa e di tesoreria per il Gruppo Fiat SpA nei mercati finanziari europei e internazionali, che potrebbe aver usufruito di agevolazioni fiscali contrarie alle regole europee della concorrenza. L’inchiesta rientra nel filone di accertamenti che riguarda Apple in Irlanda e Starbucks nei Paesi Bassi. Sembrerebbe che l’Ue abbia individuato dei paradisi fiscali di cui le aziende in questione avrebbero beneficiato.
“E’ noto che alcune multinazionali utilizzano una pianificazione fiscale per ridurre le imposte da versare, pratiche che erodono la base imponibile negli stati membri”, ha ricordato il commissario per la Concorrenza, Joaquin Almunia. Il meccanismo prevede la riduzione degli utili che dichiarano “in quei paesi dove le imposte sono più elevate”, attraverso prezzi di trasferimento commerciale tra entità che fanno parte dello stesso gruppo. “Tale attività potrebbe essere incompatibile con le regole sugli aiuti di stato”, ha spiegato Almunia. In sostanza alcune aziende costruiscono strutture societarie tali da concentrare i costi nei paesi in cui si pagano più tasse e nello spostare gli utili dove si riesce a pagare il meno possibile.
Al momento a Bruxelles ci sono “seri dubbi” sul rispetto delle regole, e questo è il motivo alla base dell’apertura dell’indagine che riguarda gli stati e non le imprese, ha tenuto a precisare il commissario Ue. L’interlocutore delle istituzioni comunitarie “è sempre” il paese membro, e solo qualora venga accertata l’irregolarità dell’aiuto si contatta l’impresa per la definizione delle modalità di restituzione della somma di cui ha beneficiato illegittimamente. Nel caso che riguarda Fiat Finance and Trade la situazione è diversa: le autorità lussemburghesi hanno fornito “solo una parte” delle informazioni richieste da Almunia, e lo stesso Almunia ha deciso di deferire il paese alla Corte di giustizia europea “perchè riteniamo il paese debba fornire tutti gli elementi”.
La Commissione europea non fornisce ulteriori informazioni, data la natura preliminare dell’inchiesta. Ma si stima che ai vari erari manchino circa mille miliardi di euro, conti non confermati da Almunia (ma neppure smentiti) per la natura confidenziale del dossier. Le regole Ue, ha detto Almunia, “impediscono agli stati di prendere misure che permettono a certe imprese di pagare meno imposte rispetto a quelle che dovrebbero se le regole fiscali dello stato membro fossero applicate in modo equo e non discriminatorio”.