L’Ossezia del Sud può diventare la nuova Crimea. La regione della Georgia autoproclamatasi indipendente nel 2008 dopo la guerra tra Georgia e Russia, ha tenuto le elezioni parlamentari dove, secondo i sondaggi, è in testa Yedinaya Osetiya (Ossezia Unita), partito che ha annunciato di voler indire un referendum per l’annessione alla Russia. Dinamiche analoghe all’Ucraina, dove la Crimea prima si è autoproclamata non più parte dell’Ucraina e poi ha votato un referendum per entrare a far parte della Federazione russa. Per ora i media russia enfatizzano come le elezioni in Ossezia del Sud si siano svolte regolarmente e “nel rispetto degli standard” internazionali. Un dato constatato dagli osservatori internazionali, di cui facevano parte anche ong e rappresentanti di Stati Uniti, Francia, Germania e Italia. Ma il problema non è la regolarità di queste elezioni, quanto la loro legittimità. La Georgia le ha già considerate ufficilamente “illegittime”, e così ha fatto a stretto giro la Nato in un comunicato ufficiale sulle “cosìddette elezioni” diramato nelle prime ore di oggi. “La Nato non riconosce le elezioni tenute nella giornata di domenica 8 giugno nella regione georgiana dell’Ossezia del sud”, la premessa della reazione che contiene elementi politicamente e geopolitcamente forti.
L’Alleanza atlantica – e di riflesso i paesi dello scacchiere internazionale che ne fanno parte – considerano l’Ossezia del Sud come regione della Georgia, così come vedono la Crimea parte dell’Ucraina. L’Ossezia del Sud si autoproclamò indipendente il 21 novembre 1991, all’indomani della dissolutizione dell’Unione sovietica, ma la Georgia sin da subito avanzò rivendicazioni sul territorio. Il risultato fu la prima guerra osseta-georgiana, che si risolse con un cessate il fuoco nel 1992. Di fatto tutto restò immutato: Ossezia del Sud autoproclamata indipendente e non sotto la sovranità di Tbilisi e Georgia che rivendicava diritti di sovranità. Nel 2005 il presidente georgiano Mikheil Saakashvili ottenne sostegno da Stati Uniti e Osce al piano per la risoluzione del conflitto (autonomia all’interno dello stato georgiano). Anche l’Unione europea si espresse a favore: quando di lì a poco le autorità sud-ossete annunciarono un referendum per l’indipendenza, l’allora rappresentante speciale dell’Ue per il Caucaso meridionale, Peter Semneby, disse che i risultati dei referendum non avrebbero avuto alcun significato per l’Europa. Il 12 novembre 2006 il 98% degli osseti del sud dissero “sì” all’indipendenza. L’8 agosto 2008 la Georgia attaccò l’Ossezia del Sud, e la Russia intervenne in difesa dell’attaccato. Il 16 agosto la Russia aveva il controllo del territorio e la Georgia dovette ammettere la sconfitta e abbandonare ogni velleità di controllo sull’Ossezia del Sud.
Ieri le elezioni i cui risultati definitivi si conosceranno solo nel corso della settimana. La comunità internazionale le condanna. “Queste elezioni – recita la dichiarazione della Nato – non contribuiscono a una situazione pacifica e duratura della situazione in Georgia”. I paesi membri “non riconoscono Ossezia del Sud e Abkazia come stati indipendenti e sosterrà sovranità e integrità territoriale della Georgia secondo le frontiere riconosciute a livello internazionale”. Nato, G7 ed Unione europea hanno annunciato diverse misure di intervento nel caso in cui la Russia dovesse contribuire a un deterioramento della situazione in Ucraina. Cosa succederà ora sul fronte georgiano, che tutti, Nato e Ue (quest’ultima si è impegnata a firmare l’accordo di associazione), hanno garantito di tutelare? In caso di annessione dell’Ossezia del Sud questa diventerebbe un’altra Crimea, sia pure con i distinguo del caso (in Ossezia del Sud la maggioranza della popolazione non è né russa né russofona). L’Ue non può permettersi di stare a guardare. Intanto, però, a Bruxelles regna il silenzio.