Doveva essere un G8 a Sochi, in Russia, e invece sarà un G7 a Bruxelles, dove per la prima volta dopo oltre 15 anni non ci sarà nemmeno un rappresentante inviato da Mosca. Così le più grandi potenze mondiali puniscono Putin per l’annessione della Crimea e per le continue azioni volte a destabilizzare l’Ucraina sud-orientale. Eppure il grande escluso, sarà più che mai presente al centro delle discussioni dei leader. Non solo si parlerà della crisi ucraina e dell’auspicio, spiegano fonti diplomatiche, che “Mosca avvii una collaborazione con il nuovo governo”, ma anche del futuro del g8: esisterà ancora? A quali condizioni la Russia potrà essere riammessa al tavolo? “Nessuna condizione è stata fissata”, spiegano da Bruxelles: non si parla più nemmeno della rinuncia di Mosca alla Crimea, che evidentemente ormai è stata data per persa. “L’Ue e il G7 sono stati chiari nel dire che l’annessione non è riconosciuta e che questa posizione non cambierà”, viene ribadito. Ma non sembra che questa sarà posta come conditio sine qua non per ricominciare a dialogare con la Russia. Mosca, tengono comunque a ribadire fonti diplomatiche “si è autoesclusa dal gruppo attraverso le sue azioni. Il G7 ha dei valori in comune, una certa visione del mondo in comune”. Spetta insomma alla Russia decidere se rispettare principi come “la democrazia, lo stato di diritto, l’integrità territoriale” per tornare a fare parte della riunione dei big del mondo. La porta, insomma, non è del tutto chiusa. E sembra che sui rapporti con Mosca non si infierirà nemmeno con nuove sanzioni. “Siamo a un punto della situazione in cui la priorità è data allo sforzo diplomatico e politico”, spiegano fonti europee: “L’elezione in Ucraina di una maggioranza politica apre la possibilità al dialogo diretto tra Russia e Ucraina ed è questo che chiediamo alla Russia: di impegnarsi concretamente nel dialogo e smettere di destabilizzare la regine orientale”. Certo, tutte le possibilità rimangono aperte a fronte di quelle che saranno le evoluzioni sul terreno: “Non possiamo escludere che, in caso di ulteriore escalation si considereranno nuove misure, ma ora la priorità viene data alla possibilità di dialogo aperta con le elezioni”.
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