Continua lo scontro tra editori e Commissione europea sulla tassazione dei prodotti editoriali. Sono passati cinque mesi da quando la Commissione europea ha incaricato il gruppo di esperti guidato dall’ex ministro delle finanze portoghese Vitor Gaspar di esaminare le principali questioni in materia di tassazione digitale. I lavori si sono conclusi qualche giorno fa con la consegna del report finale, ma gli editori non sono soddisfatti.
Secondo il gruppo di esperti prodotti come e-books e giornali online dovrebbero essere tassati con aliquote Iva standard, così come i loro corrispettivi cartacei. Ma la Federazione degli editori europei ritiene che questa mossa vada soprattutto a scapito dei cittadini e delle pubblicazioni stesse che usufruiscono di pochissimi fondi pubblici.
“L’obiettivo di semplificare il sistema Iva, seppur legittimo, non deve trascurare considerazioni più importanti – sostengono gli editori – come quelle che hanno convinto 26 dei 28 Stati membri dell’UE ad applicare un’aliquota Iva ridotta per stampare libri e hanno spinto molti di loro a sostenere il principio di includere tutti i tipi di libri nella prestazione”.
Per gli editori la Commissione è ancora in tempo a regolare una materia tanto complessa in maniera differente: “E’ necessario agire ora a favore della diversità culturale che offrono l’online e l’offline e consentire agli Stati membri che stanno sostenendo un tale approccio di abbassare i loro tassi IVA sui libri elettronici”.
“Tutti i tentativi di aumentare l’Iva sui libri fatti in passato si sono rapidamente riflessi sui livelli di vendite e pubblicazioni – concludono gli editori – dimostrando che iniziative simili possono solo portare effetti disastrosi e ostacolare seriamente la crescita, l’occupazione e la base dell’economia della conoscenza. Aliquote IVA ridotte hanno sempre dimostrato di essere uno strumento semplice, discreto, ma efficace per incoraggiare la produzione e il consumo di libri”.