Prima cosa, secondo la Commissione europea, nei conti dell’Italia mancano nove miliardi e poi, a causa dell’ “elevatissimo debito pubblico” è “importante” che “venga mantenuto un livello di consolidamento di bilancio continuo”, basato sulla “razionalizzazione della spesa pubblica e della fiscalità”. L’Italia deve mettere in campo uno “sforzo strutturale congruo per risolvere problema del debito pubblico, prima causa di vulnerabilità del Paese e ostacolo alla creazione di posti di lavoro”. È quanto ha auspicato il commissario agli Affari ecomici e monetari, Olli Rehn, appena tornato dal congedo elettorale, nel presentare le raccomandazioni specifiche per Paese. Per Rehn “il passo delle riforme in Italia deve essere intensificato per sostenere una crescita stabile e durevole e la creazione di posti di lavoro”.
I nove miliardi, dice la Commissione, vengono dal fatto che lo scostamento dall’obiettivo del deficit in pareggio per l’Italia non è lo 0,1% sostenuto dal governo, ma lo 0,7%, una differenza di 0,6 che significa nove miliardi. Una cifra significativa, per la quale si sarebbe potuto esplicitamente chiedere a Roma di varare una manovra aggiuntiva per trovarli. Invece si è deciso di non farlo, anche se si è scritto che “in base alla valutazione del programma e delle previsioni della Commissione, il Consiglio è dell’opinione che servono sforzi aggiuntivi, anche nel 2014, per rispettare i requisiti del Patto di stabilità”. Dunque Roma deve fare di più e meglio, anche perché sono anni che aspettiamo questi risultati, ha in sostanza detto Bruxelles, ed è ora che li portiate a casa. Però lo spread basso come non lo si vedeva da anni e un governo che appare stabile e fortificato dalle ultime elezioni ci hanno dato una mano, anche se il nostro Paese secondo Rehn non deve allontanarsi dall’obbiettivo di raggiungere il pareggio di bilancio, perché “un rinvio non metterebbe l’Italia in una buona posizione rispetto agli impegni presi che sono stati inseriti anche nella sua costituzione”. Da tempo l’Italia chiede più tempo per raggiungere il pareggio di bilancio e la Commissione era intenzionata a inserire nelle raccomandazioni una esplicita bocciatura di questa richiesta. Ma la frase incriminata sarebbe stata evitata con un intervento all’ultimo minuto su richiesta del commissario italiano Antonio Tajani. Poi i nove miliardi, e su questo si concorda, potrebbero essere anche molti di meno (o anche di più) perchè dipendono da quanto piani come la spending review o le privatizzazioni davvero porteranno in cassa.
L’Italia per il momento ha promesso un aggiustamento strutturale che permetterebbe di rispettare il parametro della riduzione del debito da qui al 2015 in parte grazie a privatizzazioni pari a 0,7 punti percentuali di Pil all’anno. Ma, si legge nelle raccomandazioni, “lo scenario macroeconomico sul quale si fondano le proiezioni di bilancio del programma è leggermente ottimistico”, in particolare “per quanto riguarda gli ultimi anni del programma”. Nel 2014 “è prevista una deviazione dal percorso di aggiustamento verso l’obiettivo” e, come se non bastasse, “il raggiungimento degli obiettivi di bilancio non è totalmente suffragato da misure sufficientemente dettagliate, soprattutto a partire dal 2015”. In più “i recenti interventi volti ad alleggerire la pressione fiscale sui fattori di produzione sono stati piuttosto limitati” e pertanto vi è “margine per spostare ulteriormente il carico fiscale verso i consumi, i beni immobili e l’ambiente”. Insomma per l’Italia “resta cruciale” l’attuazione “rapida e completa delle misure adottate, sia al fine di colmare le carenze esistenti a livello di attuazione, che al fine di evitare l’accumulo di ulteriori ritardi”.
Il commissario Rehn riconosce che “l’Italia ha fatto uno sforzo di consolidamento di bilancio” che le ha permesso di uscire dalla procedura per disavanzo eccessivo, ma deve ancora assicurare un impegno “a 360 gradi per eliminare tutte le zavorre che impediscono alla nazione di raggiungere il consolidamento”. Per farlo le raccomandazioni chiedono soprattutto due cose: “Portare a compimento l’ambizioso piano di privatizzazioni” e “valutare entro la fine del 2014 gli effetti delle riforme del mercato del lavoro e del quadro di fissazione dei salari sulla creazione di posti di lavoro”.
Per saperne di più:
– Le raccomandazioni della Commissione all’Italia