Lo scopo è cercare di “ostacolare con i nostri voti i provvedimenti che vanno a discapito dei diritti dei popoli” e che portano “nuovi progressi nell’integrazione europea”. Marine Le Pen, leader del Front National, trova nell’euroscetticismo il collante che terrà unito il gruppo delle forze di estrema destra del prossimo Parlamento europeo. In una conferenza stampa a Bruxelles con il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, quello del Partito per la libertà olandese, Geert Wilders, e il leader del Vlaams Belang fiammingo, Gerolf Annemans, e Harald Vilimsky del Partito della Libertà Austriaco, la francese si è detta sicura: “Per ora siamo in cinque, ma ci sono discussioni in corso con altre forze e diventeremo 7 e avremo un nostro gruppo”. Secondo le regole di Strasburgo per formare un gruppo politico sono necessari almeno 25 deputati provenienti da 7 Stati membri differenti. “Senza un nostro gruppo non possiamo far ascoltare a pieno la nostra voce e presentare emendamenti in Plenaria perché ai Non Iscritti non è permesso, così come a loro non viene mai affidata la stesura di una relazione”. Secondo le regole gli emendamenti alle direttive in discussione possono essere presentati solo dai gruppi politici o se ricevono il supporto e le firme di 40 eurodeputati. E anche l’assegnazione dei file legislativi viene decisa dai gruppi e così i non iscritti, salvo rarissime eccezioni, non vengono mai incaricati di occuparsene. Cosi come a loro è riservato per ultimo, e con tempi ridotti, il diritto di parola in Plenaria.
Per tutte queste ragioni la Le Pen vuole assolutamente formare un gruppo, e sta lavorando da mesi ormai per riuscirci, ma ha bisogno ancora di due nuovi alleati e i tempi stringono visto che ci sono ancora solo 3 settimane per ufficializzarlo. Escluse le destre neonaziste degli ungheresi Jobbik e dei greci di Alba Dorata (“con loro ci sono grosse divergenze e non ci uniremo”, assicura), la Le Pen sta sondando diverse ipotesi. Innanzitutto quella dei Democratici Svedesi, che a dispetto del nome sono una formazione di ultradestra islamofoba. Ma con loro anche Farage ha aperto delle trattative. “Per il momento non hanno detto di voler aderire al suo gruppo, vedremo”, dice Le Pen che nel leader dell’Ukip ha trovato ormai un avversario che “vorrebbe che noi non riuscissimo a formare il nostro gruppo, ma ce la faremo”. Le Pen però ha aggiunto che in futuro potranno comunque “fare fronte comune contro gli effetti più negativi della Ue”.
Più sferzante Salvini secondo cui “Farage rappresenta gli interessi della borsa e della finanza inglesi, che sono l’esatto contrario rispetto agli interessi dell’impresa e dell’artigianato italiani”. Ma lui ha il dente avvelenato in quanto con l’Ukip nella scorsa legislatura era nello stesso gruppo politico, l’Europa della Libertà e della Democrazia, ma a causa soprattutto dei comportamenti di Borghezio il rapporto politico non è continuato e ora i leghisti vogliono allearsi con l’estrema destra anche se loro non sono nazionalisti ma regionalisti. “Anche il Vlams Belang è un partito regionalista – spiega Salvini – E comunque ora ci concentreremo sulle battaglie contro l’euro che smonta l’economia, l’immigrazione clandestina che distrugge l’Europa e una disoccupazione che non ha precedenti negli ultimi 50 anni”, poi “arginate queste emergenze ci divertiremo a decidere qual è il confine della patria che abbiamo nel cuore”.
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