La vittoria del partito euroscettico e anti-immigrati Danske Folskeparti (DF, partito del popolo), primo partito in Danimarca col 26,7% dei voti, l’avanzata dell’Ukip di Nigel Farage, il tracollo dei socialisti francesi e il trionfo del Front National di Marine Le Pen, la vittoria del Ppe alle elezioni europee, hanno fatto passare sotto silenzio il voto danese sul referendum per l’adesione alla Corte europea dei brevetti. Per molti era uno dei tanti test pro o contro l’Europa, e la tradizionalmente scettica Danimarca si è espressa a favore dell’integrazione. Ha risposto “sì” al quesito referendario il 64% dei votanti, evitando così una brutta sorpresa (e un brutta figura) alla premier Helle Thorning-Schmidt, che si era espressa a favore di una partecipazione del suo paese fin dall’inizio.
Il 18 febbraio 2013 venticinque paesi membri dell’Ue (allora la Croazia ancora non era entrata) hanno firmato l’accordo per l’istituzione della Corte europea dei brevetti. Si opposero Italia e Spagna per motivi linguistici: era stato deciso che i brevetti si potranno registrare presso la Corte europea in tre lingue (inglese, francese e tedesco), e questo indusse i due paesi a presentare ricorso alla Corte di giustizia europea, che lo ha successivamente respinto. In base all’intesa raggiunta la Corte europea dei brevetti avrà una sede centrale a Parigi e due sedi periferiche – Londra e Monaco di Baviera – e avrà giurisdizione esclusiva sui brevetti europei. Il governo danese non era riuscito a ratificare l’accordo perchè non aveva ottenuto il voto favorevole dei 5/6 dei parlamentari, maggioranza necessaria per la ratifica, e per questo – come previsto dalla legge danese – è stato necessario indire un referendum e chiedere il parere dei cittadini. Allora il Parlamento danese vide un’inedita alleanza tra il partito di estrema sinistra Enhedslisten e quello di estrema destra DF, quello oggi primo partito. Il governo aveva deciso di accorpare il referendum al voto per le europee, ma nella bagarre delle ultime ore il referendum in questione è passato in secondo piano.
Il voto danese non è sfuggito invece a Michel Barnier. “Il voto favorevole dei danesi all’accordo sulla Corte europea dei brevetti manda un segnale davvero positivo a tutti gli altri partecipanti e li esorta a ratificarlo senza indugi”, il commento del commissario per il Mercato interno. Il nuovo organismo, sostiene Barnier, “segnerà l’inizio di un nuovo capitolo nella storia del sistema dei brevetti e nella cooperazione giuridica nell’Ue”.