La critica, impossibile negarlo, c’è. La “medicina Troika” non è stata gradita a molti dei cittadini dei Paesi sotto programma di assistenza finanziaria, che hanno approfittato delle elezioni europee per mandare a Bruxelles un messaggio chiaro sulle misure di austerità. Una critica, però, che non si è trasformata in volontà di distruggere: la richiesta, piuttosto, è di trasformare profondamente. Così non la si indirizza tanto agli euroscettici quando alla sinistra critica. Lo si vede chiaramente in Grecia, dove il partito di sinistra radicale Syriza è arrivato primo con il 26,5% delle preferenze. Il suo leader, Alexis Tsipras, non è mai stato tenero con l’Unione e con la “Catastroika” ma si è ben guardato dal predicare l’uscita dall’euro, volendo invece partecipare alla costruzione di un’Europa diversa e correndo anche come candidato presidente della Commissione per il gruppo della Sinistra Unita. Difficile non interpretare la sua come una vittoria contro le politiche di austerità messe in atto dal governo Samaras che si è fermato al 22,75%. Affermazione importante anche per i neonazisti di Alba Dorata, loro sì fortemente antieuropeisti: ma il loro 9,38% impallidisce rispetto al 26% abbondante della sinistra radicale, a cui si aggiunge un altro 6% rimediato dal Kke (il partito comunista greco) con il 6,07%.
Avanzata delle sinistre anche in Spagna, dove emerge una sonora bocciatura per entrambi i partiti principali. Il Partito popolare del premier Mariano Rajoy passa da 24 a 16 seggi e si ferma al 26%, mentre i socialisti scendono da 23 a 14 deputati (23%). Bene invece la Izquierda Unida con 6 seggi, ma la vera sopresa è la nuova formazione Podemos, nata dagli ‘indignados’ che nel 2011 si accampavano a Puerta del Sol. Fortemente critici con le politiche di austerità con cui l’Ue ha risposto alla crisi finanziaria (ma non euroscettici), al loro esordio hanno conquistato ben 5 deputati. Tutti e cinque, ha già fatto sapere il leader del movimento, aderiranno al gruppo della Gue, la Sinistra Unita al Parlamento europeo.
Forte affermazione della sinistra anche in Portogallo dove a vincere è stato il Partito socialista, che chiedeva l’uscita del Paese dal programma di assistenza finanziaria della Troika. Il Ps ha preso il 31,45%, battendo la coalizione di centrodestra Partito socialdemocratico-Cds, al governo, che si è fermata al 27,91%. Bene anche la coalizione composta da Partito comunista portoghese e Verdi, che è arrivata al 12,69% e il blocco dell’estrema sinistra, con il 4,56%. Entrano in parlamento anche due rappresentanti del Partito della Terra, non collocato, che ha preso il 7,15%.
Euroscettici praticamente inesistenti anche in Irlanda, dove gli elettori si sono spaccati tra diversi partiti. Il maggior numero di consensi è andato a candidati che si sono presentati come “indipendenti”: diversi di loro hanno costruito la campagna su temi prettamente nazionali ma sono comunque molto distanti da posizioni eurocritiche. Il possibile eletto, Ming Flanagan, ha già assicurato che sarà ad “un milione di miglia di distanza dagli euroscettici”. Dopo gli indipendenti, al 24% si sono piazzati i repubblicani del Fianna Fail (che aderiesce al gruppo del Ppe) e il partito del premier Enda Kenny, Fine Gael, entrambi con il 22% dei voti. Poi gli indipendentisti di Sinn Fein al 17%, partito laburista e Verdi entrambi al 6%.
Nell’altro Paese sotto programma, Cipro, le misure di austerity non sembrano avere intaccato la popolarità del partito dei conservatori al governo: il partito Disy (Adunata Democratica, di centro-destra) ha vinto con il 37.7% dei voti. Bene, anche qui la sinistra radicale che conquista la seconda posizione con il 26,9% del Partito comunista dei lavoratori (che per la verità era andato bene, anzi meglio, anche nel 2009). A seguire ancora partiti di sinistra : il partito democratico ha preso il 10,8%, il Movimento dei socialdemocratici 7,7%, mentre l’Alleanza dei cittadini, più vicina alla destra, si è fermata al 6,78%.