La crisi in Ucraina non altera i rapporti tra Italia e Russia, e non dovrebbe quindi rimettere in discussione i rapporti tra Mosca e Berlino e Parigi. Questo il messaggio di fondo racchiuso nelle parole di Federica Guidi, al termine del consiglio Competitività. Il ministro per lo Sviluppo economico ribadisce che il progetto di gasdotto South Stream – che vede coinvolti Eni (Italia), Wintershall (Germania), EdF (Francia) e Gazprom (Russia) – rimane in agenda, anche se la Russia ha annunciato che a seguito della crisi in Ucraina il suo principale partner e committente energetico diventerà la Cina. “Continuo a ritenere l’opera strategica”, ha detto Guidi in conferenza stampa. Italia ed Europa, ha spiegato, “hanno bisogno di sicurezza energetica e di diversificazione energetica, e quando parlo di mix energetico non c’è solo South Stream”. Tuttavia il progetto di gasdotto “fa parte di un pacchetto di cui l’Europa farebbe bene a dotarsi in fretta”.
South Stream è un progetto per la realizzazione di un condotto che porti il gas russo in Europa attraverso il mar nero passando per la Bulgaria e – attraverso diramazioni – Serbia, Ungheria, Slovenia, Grecia e Italia. L’accordo, per l’Italia, venne firmato nel 2007, dall’allora amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni. Le dichiarazioni di Guidi danno il senso della divisione che anima l’Europa: la fase tre della strategia per la distensione, quella che prevede sanzioni economiche e commerciali contro la Russia, incontra le resistenze degli stessi governi per via degli interessi in ballo. Cosa ne sarà di South Stream al momento è difficile prevederlo, e allora l’Italia immagina che magari il nostro paese “possa diventare un hub ideale” per il gas attraverso i paesi del nord-africa (Libia, Tunisia e Algeria). Facendo comunque rimanere valida l’opzione della partnership con Gazprom.