L’Italia vuole un sistema di protezione dei segreti commerciali chiaro e uguale per tutti. Parola di Sandro Gozi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alle Politiche comunitarie. Il Parlamento non si è ancora espresso in merito, e sarà dunque compito dei nuovi deputati europei farlo. Un dato importante per l’Italia, chiamata a negoziare in quanto presidente di turno a partire da luglio. In prospettiva, allora, ecco le indicazioni di Gozi: il documento messo a punto dalla Commissione europea “è una buona base per il negoziato con il Parlamento, ma il testo va migliorato eliminando tutte le ambiguità legate agli standard minimi”. Quello che non piace all’Italia è che allo stato attuale ci siano paesi a cui è permesso non rispettare le regole. “Bisogna evitare deroghe agli standard minimi”, spiega Gozi. “Questo è nell’interesse delle piccole e medie imprese”.
La proposta di direttiva della Commissione per la protezione dei segreti industriali e commerciali intendere rendere più semplice per le corti nazionali esprimersi sui casi di appropriazione indebita di informazioni riservate, rimozione del segreto industriale e indennizzi in casi di azioni illegali. La presidenza greca ha prodotto un documento di compromesso in cui si sottolineano quattro principi fondamentali: necessità di “un’armonizzazione minima” tra i differenti ordinamenti giuridici nazionali, principi e definizioni legali comuni, conservazione della riservatezza in caso di procedimenti legali, protezione del personale addetto. L’Italia in linea di principio non è contraria, ma una volta che il dossier passerà nella mani della presidenza di turno si cercherà di apportare misure che salvaguardino interessi e attività delle piccole e medie imprese, misura che interessa da vicino anche l’Italia. “Condividiamo l’esigenza di un sistema di protezione del segreto commerciale che sia solido e armonizzato, ma bisogna che tuteli le pmi”, sostiene Gozi.