Non un referendum sul governo o sull’Europa, piuttosto un “ballottaggio tra paura e speranza”, tra chi “vuole protestare e insultare in modo liberatorio e chi vuole tirarsi su le maniche perché le cose cambino concretamaente”. A poche ore dall’inizio del voto in Italia e a urne già aperte in diversi Paesi d’Europa, Matteo Renzi continua la sua campagna anti euroscettici. In conferenza stampa a Palazzo Chigi per presentare i risultati dei primi mesi di governo, il premier non rinuncia alle ultime stoccate contro chi “pensa che basti urlare”. L’Italia, sottolinea il presidene del Consiglio deve scegliere tra “chi crede che l’Italia non abbia alcuna speranza di incidere nei grandi processi mondiali” e chi “con grande umiltà ma anche con grande determinazione ci crede”.
Secondo Renzi, però, la crescente protesta anti europea avrà anche qualche effetto positivo: non sarà un freno alle iniziative per lo sviluppo, ma anzi una “gigantesca opportunità per l’Italia per guidare il semestre”. Il diffuso euroscetticismo, è convinto il premier, “impone di cambiare la Ue con convinzione. Spero che non ci siano risultati straordinari di partiti euroscettici, ma per l’Italia rappresenterebbe una responsabilità ancora maggiore”. Fondamentale quindi andare a votare “per il futuro dell’Europa” e per “consentire all’Italia di contare in Europa” perché “se l’italia rinuncia a giocare le sue carte avremo una situazione peggiore dal punto di vista economico, sociale e occupazionale”.
Improbabile comunque, secondo il Presidente del Consiglio, che le diverse anime anti euro riescano ad agire in modo unitario: “Sarà molto difficile che riescano a tenersi insieme tutti i populismi, che sono molto diversi nei vari Paesi: Marine Le Pen è diversa da Beppe Grillo, i populisti olandesi diversi dagli euroscettici inglesi”, ha ricordato Renzi aggiungendo di non essere convinto di una loro affermazione.
Poi spazio al semestre di presidenza italiana, durante il quale, è tornato a ribadire il premier “il problema non è la revisione dei trattati ma che i Paesi membri si accordino sulle strategie di crescita”. La politica economica, infatti, “non dipende solo dalla cifra del deibito ma anche da quella della crescita”. Questo sarà “il punto numero uno” dei sei mesi in cui l’Italia sarà alla guida del Consiglio dell’Unione europea: “guidare l’Europa a cambiare le politiche economiche per il futuro”. Un “progetto è difficile e molto ambizioso”, ammette Renzi, ma “penso anche che non si debba avere paura ad avere grandi progetti perché l’Italia, se fa l’Italia, è in grado di restituire occasioni di crescita a tutto il continente”.