Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha un chiodo fisso: l’Unione europea deve concedere all’Italia la possibilità di levare dai conti ai fini del rispetto dei limiti deciso a Bruxelles dai governi europei europei le spese per gli investimenti, ma anche per tante altre cose. A questo sembra essere disposto a sacrificare anche la battaglia per un commissario italiano “di peso”.
Lo ha detto ieri a Otto e mezzo, la trasmissine de La7 condotta da Lilli Gruber. Interpellato su che commissario vorrebbe Renzi ha subito deviato il tema dicendo che “è evidente che la prima questione non riguarda che tipo di commissario fai, ma che cosa fai fare alla Commissione che verrà”. Alle domande di Gruber e Stefano Feltri che incalzavano sul portafoglio che vorrebbe, Renzi ha continuato a rispondere battendo sullo stesso chiodo: “Opterei per un Presidente della Commissione che mi dice che i soldi del patto di stabilità non comprendono le scuole, l’energia, le reti per la nuova tecnologia (quindi le infrastrutture tecnologiche) e gli investimenti infrastrutturali. Io sono per dire che questa roba qua va fuori dal patto di stabilità”.
Ottenuto questo, ha spiegato il premier, “se ci sono gli esteri va bene gli esteri, è un ruolo importante per l’Italia, ma per l’Italia non è centrale avere gli esteri, o avere il mercato interno, o avere l’agricoltura…”. A questo punto gli è stato obiettato che i commissario hano un peso ben diverso, ma “no, per l’Italia è prioritario avere la possibilità di spendere i soldi del patto di stabilità”.
I giornalisti insistono, ma Renzi non sente ragioni, e quando gli si chiede se “per l’interesse nazionale dell’Italia è più strategico avere la politica estera o per esempio l’industria come abbiamo avuto Tajani, il commercio… Renzi replica così: “la risposta è molto semplice: non c’è un interesse nazionale nella politica estera europea. Perché se dite così state negando le ragioni della Commissione. L’interesse nazionale (che però è l’interesse europeo) è che si possa passare da una politica di austerity ad una politica di crescita”.