Si comincia. Questa mattina aprono i seggi in Gran Bretagna e Olanda, dove gli elettori sono i primi a votare per questa ottava legislatura del Parlamento europeo. Domani toccherà a Irlanda e Repubblica ceca, sabato a Malta, Lettonia e Slovacchia e domenica tutti gli altri Paesi, con l’Italia che sarà l’ultima a chiudere i seggi, alle 23: Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Lituania, Lussemburgo, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia, Spagna, Svezia e Ungheria.
Questa cadenza è tradizionale, perché si tende a rispettare i giorni di votazione abituali in ogni paese membro, limitandosi ad accorpare il tutto in una sola settimana. In teoria, poi nessun risultato dovrebbe trapelare prima delle 23 di domenica, quando saranno chiusi i seggi italiani, questo perché non si influenzi il voto degli elettori. Però in gran Bretagna circolano voci minacciose che dicono che si farà trapelare qualcosa addirittura giovedì, con l’intento chiaro di influenzare gli elettori di altri paesi. Certo sarà difficile che si mantenga il segreto assoluto, se non sui voti effettivi almeno sugli exit poll. Qualcosa è sempre uscito, negli anni passati.
Alle 23 di domenica poi tutta l’attenzione della politica europea sarà su Bruxelles, dove nella sede del Parlamento una struttura che promette di essere super efficiente comincerà a diffondere i sondaggi consolidati, che riportano cioè le rilevazioni complessive nei 28 per indicare al più presto l’assegnazione dei seggi e dunque poter capire il nuovo bilanciamento tra le forze politiche. Si andrà poi avanti per tutta notte, fino a quando qualche giornalista reggerà.
Martedì 27 poi si riuniranno nella mattinata i leader del Parlamento per decidere come procedere nel confronto, che si annuncia durissimo, con il Consiglio per la scelta del presidente della Commissione europea. Le principali forze politiche, come è noto, hanno indicato un loro candidato e vogliono che tra questi sia indicato il prossimo capo dell’esecutivo comunitario. Il Consiglio si riunirà poi a cena, e anche lì il tema sul tavolo sarà lo stesso. Questo passaggio è però regolato dai Trattati dell’Unione, che prevedono che i capi di Stato e di Governo debbano tenere conto dei risultati elettorali e condurre appropriate consultazioni, prima di scegliere. Se le cose andassero benissimo già a metà luglio il Parlamento potrebbe votare la fiducia al prossimo presidente, ma ci credono in pochi, e si pensa più a settembre. Il Parlamento invece eleggerà i suoi organi di vertice nella prima seduta, convocata dal primo al tre luglio.