La Commissione europea è poco attenta all’impatto che gli accordi commerciali con i paesi terzi hanno all’interno dei paesi membri. E’ la conclusione a cui è giunta la Corte dei conti europea in una relazione pubblicata oggi. “Gli accordi commerciali preferenziali sono gestiti in modo adeguato?”, si domandano i magistrati contabili nel titolo dello studio e la risposta è semplice: No. “La Commissione europea – rileva la Corte di conti – pur avendo migliorato la qualità delle proprie valutazioni, non analizza ancora in misura sufficiente l’impatto economico degli accordi commerciali preferenziali”. Non una buona notizia per una Commissione impegnata a negoziare con gli Stati Uniti il TTIP, l’Accordo transatlantico per il commercio e gli investimenti la cui portata è sempre definita “storica” dagli uomini del Berlaymont, e che molti osservatori e forze politiche denunciano come in gran parte contrario agli interessi dell’Ue, al punto che iniziano a circolare ipotesi di una sospensione dei negoziati condotti (in grande segretezza) dagli uomini di Jose Manuel Barroso.
L’esecutivo comunitario rassicura, precisando che lo studio della Corte dei conti è stato redatto prima dell’avvio dei negoziati con Washington e che dunque non considera il TTIP. “Le valutazioni degli impatti sono in corso”, risponde John Clancy, portavoce del commissario europeo per il Commercio, Karel De Gucht, ma è proprio su come sono condotte queste valutazioni che la Corte ha dei dubbi. Rischi potrebbero esserci, dunque, per il TTIP? In linea teorica si. Gli accordi di scambio preferenziali solitamente anticipano gli accordi di libero scambio. Tuttavia va ricordato che gli preferenziali con singoli paesi o gruppi di paesi riguardano agevolazioni che si sostanziano nella riduzione parziale o totale dei dazi all’importazione, mentre il negoziato TTIP si concentra in modo particolare sulla questione delle barriere non tariffarie al commercio di beni e servizi più che su quelle tariffarie. Ad ogni modo, ha messo in guardia Baudilio Tomé Muguruza, membro della Corte dei conti e responsabile della relazione, “i regimi di scambi preferenziali sono uno strumento essenziale della politica commerciale dell’Unione, ma devono essere gestiti con attenzione al fine di tutelare gli interessi dell’Ue”.
La Commissione europea è responsabile di negoziare gli accordi commerciali di scambi preferenziali, di valutare ed esaminare il loro impatto economico, sociale e ambientale, nonché di controllare la loro attuazione da parte degli Stati membri e dei paesi partner. I revisori dei conti europei rilevano però che “le valutazioni di impatto sono aumentate e che è migliorata la qualità delle analisi svolte, ma occorre fare di più”. Per questo hanno stilato una lista di suggerimenti utili per risolvere le carenze di cui la Commissione è responsabile. All’esecutivo comunitario si chiede di creare profili di rischio dell’Ue sugli accordi preferenziali in modo tale che gli Stati membri adottino un approccio comune all’analisi dei rischi onde ridurre le perdite per il bilancio dell’Ue. In secondo luogo si chiede di “effettuare una valutazione e visite di monitoraggio, applicando un approccio basato sul rischio, nei paesi che beneficiano del trattamento preferenziale, in particolare per quel che riguarda le norme di origine e le disposizioni sul cumulo”. Si suggerisce quindi di “migliorare il seguito finanziario dato alle indagini dell’Olaf (L’Ufficio antifrode dell’Ue), onde evitare perdite per il bilancio dell’Unione per subentrata prescrizione”. Da ultimo per la Corte dei conti si rende necessario “rafforzare” la posizione dell’Ue negli accordi preferenziali reciproci e “ricorrere maggiormente alle misure precauzionali e di salvaguardia, includendole in tutti gli accordi commerciali futuri”.