Jean-Claude Juncker è “sicuro” che il nome che il Consiglio europeo proporrà alla carica di Presidente della Commissione sarà il suo. A Bruxelles, nella sua ultima conferenza stampa prima dell’inizio delle votazioni, ha ribadito il concetto più volte espresso che il primo a cui gli Stati dovranno affidare l’incarico di provare a formare il nuovo esecutivo comunitario dovrà essere il leader del partito di maggioranza relativa. E nel rispondere a quanti gli chiedevano se è sicuro che il Consiglio europeo lo farà o non proporrà piuttosto un nome diverso dai 5 candidati ufficiali, come paventato dallo stesso Heman Van Rompuy, ha risposto tirando in ballo il suo sponsor più potente: “Angela Merkel, cancelliera tedesca, è stata presente a tutti i meeting del Partito popolare europeo in cui io sono stato proposto come candidato Presidente ed è stata tra quelli che mi hanno eletto come candidato ufficiale del Ppe, perché dovrebbe violare sia i trattati che l’impegno che ha preso?”. E come lei perché lo dovrebbero fare “tutti gli altri primi ministri del Ppe?” (che sono la maggioranza in Consiglio, ndr). Per questo, ha concluso, “io non dubito nemmeno per un secondo che succederà quello che deve succedere”, ovvero che gli Stati convergano sul nome di uno dei cinque.
A quel punto starà al nome proposto riuscire però a trovare una maggioranza in Parlamento, e per farlo dovrà negoziare. “Dovremo unire le forze con gli altri gruppi politici” perché per avere la maggioranza in Aula “dobbiamo avere i voti anche degli altri partiti”, ha affermato Juncker che ha detto che se verrà nominato negozierà “con tutti i partiti tranne quelli di estrema destra” perché non si deve fare “nessuna apertura al neofascismo”.
Al termine della conferenza stampa Juncker ha anche firmato l’appello della Ong One, sottoscritto anche dagli altri 4 candidati, impegnandosi a lottare perché gli Stati membri aumentino i loro contributi alle politiche umanitarie e di sviluppo dei Paesi poveri del mondo.