Come combattere il fenomeno dell’abbandono scolastico? A quanto pare il governo Renzi ha deciso di lavorare all’agenda lasciata in eredità da Francesco Profumo. Il ministro dell’Istruzione, dell’università e della ricerca del governo Monti aveva avviato un progetto bilaterale con la Germania per cercare di favorire il contatto tra mondo delle imprese e mondo dell’istruzione al fine di invertire una tendenza che vede i giovani uscire lasciare gli studi e non cercare lavoro. Il governo Renzi non ha abbandonato questo progetto. Al contrario, rivela il sottosegretario all’Istruzione, Roberto Reggi, ha fatto propria questa iniziativa. “Abbiamo avuto un incontro bilaterale con la Germania per consolidare un progetto avviato dall’allora ministro Profumo sullo scambio di esperienze scuole-imprese”, spiega al termine del consiglio Istruzione. Si tratta di un’iniziativa volta a fermare l’emmoragia di cosiddetti Neet, i ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non studiano (Neet significa Not in Education, Employment or Training, vale a dire “non nell’istruzione, non nell’occupazione, non nella formazione”). In Europea è stato calcolato che sono circa 14 milioni, e che costano circa 153 miliardi di euro l’anno. L’Italia, sottolinea Reggi, ha deciso di correre ai ripari. “Abbiamo proposto ai colleghi europei un potenziamento dei servizi per l’infanzia”, così da aggredire il fenomeno da subito. Mentre per la fascia critica 15-29 anni “abbiamo proposto di avvicinare le imprese alla scuola, e questo ancor prima della fine del ciclo scolastico”. L’obiettivo, precisa ancora, è “coinvolgere i ragazzi che non si ritrovano nelle materie teoriche” mettendoli in condizioni di potersi appassionare delle discipline pratiche. Si tratta in sostanza di dar vita a “un connubio imprese-scuola con cui recuperare una quota di questa dispersione”.
Il nostro paese ha intenzione di assumere la responsabilità di rilanciare un settore considerato strategico per l’economia nazionale ed europea. Nel corso del consiglio Istruzione “ci siamo trovati tutti d’accordo nel dire che la disoccupazione non è solo frutto della crisi ma anche dell’incapacità di orientare i nostri ragazzi nel mondo del lavoro”. Il tema della qualità dell’istruzione diventa quindi centrale, e Reggi ha anticipato che l’Italia, nel corso della presidenza di turno, lavorerà su questo. Si vuole proporre l’innovazione dell’istruzione, “a partire dagli insegnati”. Attenzione: questo non significa “nessuna nuova riforma dell’istruzione”, precisa Reggi. Si tratta di prevedere una “formazione permanente e obbligatoria” per la classe docente. “Credo che lo stato abbia il diritto di vedere i propri insegnanti formati in modo permanente e valutati su questo”.
A livello più strettamente italiano si dovrà lavorare sulla trasparenza. “Occorre che i dati sul mondo dell’istruzione siano verificati, verificabili e accessibili a tutti”. Si pensa in sostanza a un portale ‘opencoesione’ per l’istruzione? “Si”.
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