Ondata populista, valanga euroscettica: a poche ore dall’apertura dei seggi non si parla d’altro. Tutti ormai danno per scontato che il prossimo Parlamento europeo dovrà fare i conti con una massiccia presenza di forze eurocritiche. Già, ma che influenza potranno avere realmente sulle politiche europee? Ancora resta tutto da vedere: anche posto che i diversi partiti anti euro riescano a mettere da parte le loro diverse anime e dare vita ad un gruppo unitario (occorrono almeno 25 deputati di almeno 7 diversi Paesi), bisogna vedere cosa accadrà alla prova dei voti in Aula. E qui, potrebbero arrivare non pochi problemi. È quanto suggerisce anche un’analisi pubblicata dall’organizzazione indipendente VoteWatch, che ha analizzato i voti di sette partiti euroscettici e di estrema destra di Gran Bretagna, Italia, Slovacchia, Francia, Olanda, Austria e Belgio nel corso della passata legislatura. Le diverse forze, evidenziano i dati, hanno espresso la stessa opinione in poco più del 50% dei voti nel corso di tutta la legislatura: in altre parole, hanno votato uno contro l’altro in quasi un caso su due.
L’armonia più alta si riscontra tra il Front National e il partito austriaco FPO, entrambi nel gruppo dei non iscritti (qui si tocca l’86%). Ma tra tutti gli altri partiti, la corrispondenza è molto inferiore. Le cose non migliorano nemmeno restringendo il campo a singole aree di interesse: diritti civili, mercato interno, politica economica. In tutti questi settori, i sette partiti nazionali trovano in media un’unica voce nel 55% dei voti. Certo esistono alcune significative eccezioni: Front National e FPO, ad esempio, concordano nel 92% dei casi in tema di diritti civili, nell’89% dei casi sul mercato interno e nell’86% dei voti sugli affari economici. Ma può davvero bastare?
In confronto, i diversi partiti che compongono gli altri grandi gruppi al Parlamento europeo, mostrano una compatibilità maggiore. Tra i popolari, ad esempio, il francese Ump e la Cdu tedesca votano insieme nel 95% dei casi. Tra i socialisti, i laburisti britannici hanno, nell’85% dei casi, le stesse opinioni del partito socialista francese e nell’89% idee che combaciano con quelle della socialdemocrazia tedesca. E lo stesso vale per gli altri gruppi tra cui si registrano comunque tassi di compatibilità piuttosto elevati.