I paesi membri non stanno attuando come dovrebbero la strategia europea per la parità di genere nel settore della cooperazione e dello sviluppo. E’ il parere espresso dal consiglio Affari esteri dedicato alle tematiche dello Sviluppo.
La messa in atto del piano d’azione 2010-2015 per la parità uomo-donna e il rafforzamento del ruolo femminile nel settore – noto come GAP – è “estremante lenta”, rilevano i ministri dei ventotto riuniti a Bruxelles, che si dicono “preoccupati” per la gestione non proprio encomiabile dell’agenda rosa europea. In particolare “la maggior parte dei progetti sono in ritardo nel perseguimento di risultati soddisfacenti, e gli aspetti di genere dei progetti sono spesso omessi”. Insomma, gli impegni presi, restano solo sulla carta. Il consiglio Sviluppo esorta quindi l’Unione europea e i suoi paesi membri a “sviluppare un piano più forte e più ambizioso dell’attuale”. Il nuovo GAP, valido per il quinquennio 2016-2020, “dovrà essere basato sui risultati raggiunti da quello attuale, rispondendo ai deficit accumulati e alle sfide future”. A tal fine i ministri invitano la Commissione e il Servizio per l’azione esterna a “istituire una taskforce che definisca i termini di riferimento e gli obiettivi del nuovo GAP”.
Nel 2010 la Commissione ha pubblicato una comunicazione per ridurre il divario uomo-donna nel mondo del lavoro, con l’obiettivo di avere un tasso di occupazione femminile del 75%, pari retribuzione, parità nel processo decisionale, parità tra donne e uomini nelle azioni esterne. In riferimento a quest’ultimo aspetto si chiedeva di attuare il piano d’azione sulla parità di trattamento e l’emancipazione femminile nell’ambito della cooperazione allo sviluppo (2010-2015). Ironia della sorte per il piano è stato scelto l’acronimo GAP, che in inglese significa “divario”, lo stesso divario che l’Europa fa fatica ad eliminare.
R.G.