Bistrattata, accusata di tutti i mali d’Europa e vista per anni come la cattiva matrigna che chiede sacrifici, oggi, andando verso le elezioni europee, l’Ue riguadagna faticosamente un po’ di popolarità. Lo dimostra uno studio realizzato dal Pew Research Center, che ha coinvolto oltre settemila cittadini di sette Paesi membri dell’Unione (Francia, Germania, Italia, Grecia, Polonia, Regno Unito e Spagna). Dopo un incredibile declino conseguente alla crisi dell’euro, secondo lo studio, oggi le opinioni favorevoli all’Ue sono in crescita in Francia, Regno Unito e Germania. La media di chi guarda all’Europa di buon occhio si attesta, nel complesso dei sette Paesi, al 52% contro il 46% registrato nel 2013.
La crescita più forte si registra in Francia, dove i consensi crescono addirittura di 13 punti. In Regno unito, Polonia e Germania, si osserva soprattutto una crescita di fiducia in alcuni principi base dell’Ue. Aumenta, ad esempio, la convinzione che l’integrazione economica abbia un impatto positivo sul proprio Paese: la media oggi è al 38% contro il 26% di un anno fa. Nonostante i miglioramenti, però, nella maggior parte dei Paesi non si è ancora tornati ai livelli di fiducia pre crisi. Tra i più diffidenti proprio gli italiani, sempre più critici sull’Ue e divisi anche sulla possibilità di abbandonare la moneta unica per tornare alla vecchia lira. Così i greci, provati dalla pesante crisi del Paese e dai sacrifici imposti da Bruxelles, che sono profondamente scettici su molti aspetti del progetto europeo.
Tra itailani e greci, prevale soprattutto la convinzione che la propria voce non sia ascoltata a Bruxelles: lo pensano l’81% degli abitanati del Belpaese e l’80% degli ellenici. Ma la convinzione è ampiamente diffusa anche nel resto d’Europa: nella maggioranza dei Paesi, più della metà delle persone si lamenta dell’incapacità dell’Ue di capire i propri bisogni, ne denuncia l’inefficacia e le eccessive intrusioni e mostra poco entusiasmo all’idea di cedere a Bruxelles più poteri in materia economica. Altro forte motivo di scontento è l’immigrazione: i cittadini che vorrebbero ridurre il numero di ingressi ammessi nel proprio Paese sono in media, nell’insieme dei sette Paesi, il 55%. Questa volontà è più forte in Italia, Grecia, Francia e Regno Unito.
Rimane invece forte il sostegno verso la moneta unica. È favorevole all’euro il 72% dei tedeschi, il 69% dei greci, il 68% degli spagnoli e il 64% dei francesi. Solo gli italiani immaginano l’uscita dall’eurozona: ben il 44% vorrebbe tornare alla lira.
Se l’Ue nel complesso riguadagna consensi resta scarsa la popolarità delle singole istituzioni. In media solo il 36% dei cittadini esprime un’opinione positiva sul Parlamento europeo, il 34% lo fa sulla Commissione e solo il 30% vede di buon occhio la Banca centrale europea. Pare prevalere piuttosto una visione idealista dell’Europa come garante della pace: il media sette cittadini su dieci credono che l’Ue operi a questo scopo (con picchi dell’84% in Germania e del 76% in Polonia). Non si può dire lo stesso dell’efficacia dell’Ue sulla difesa della prosperità: in quattro Paesi su sette, meno della metà dei cittadini crede che l’Ue sia in grado di farlo: in Grecia sono appena il 30% e in Italia il 31%.