L’ultimo dibattito elettorale prima delle elezioni della prossima settimana ha finalmente visto confrontarsi tutti i cinque candidati alla carica di Presidente della Commissione Ue. Oltre al socialista Martin Schulz, al popolare Jean-Claude Juncker, al liberale Guy Verhofstadt e alla Verde Ska Keller, questa volta i telespettatori hanno potuto sentire anche le opinioni del greco Alexis Tsipras della Sinistra Europea. Con l’Aula del Parlamento europeo di Bruxelles trasformata per un giorno in un grande studio televisivo i 5 hanno risposto per un’ora e mezza alle alle domande fatte da Monica Maggioni, direttrice di RaiNews 24 (Qui il link per riguardarlo http://ec.europa.eu/avservices/video/player.cfm?ref=I089480 ).
Di nuovo la formula della risposta secca in un minuto, che pure ha tolto un po’ di spazio all’approfondimento, ma che comunque è bastato per identificare le idee dei contendenti. Tsipras questa volta ha rubato in parte la scena alla Keller presentandosi lui come il paladino della lotta alle politiche di rigore. “Vengo dalla Grecia, il Paese che la leadership europea ha scelto come cavia per le sue politiche austerità, politiche che spero nessuno di voi viva mai sulla propria pelle”, ha detto presentandosi. Per la prima volta a un confronto (a cui ha partecipato parlando in greco, confermando i rumors che affermavano che non sia molto a suo agio con l’inglese) il leader della Sinistra ha potuto presentare le sue proposte per l’Europa. Tra queste una conferenza sul debito “che come si fece nel 1953 per la Germania porti a eliminarne una parte”, altrimenti “non usciremo mai da questa situazione e non sarà possibile la crescita, ma solo recessione”. Tsipras, secondo cui bisogna “eliminare la Troika che è stata CatasTroika”, ha più volte ha criticato Schulz, Verhofstadt e Juncker affermando che “se esiste l’euroscetticismo è per colpa delle politiche imposte dalle tre principali famiglie politiche europee che ci hanno imposto le loro politiche” mentre “noi siamo l’alternativa che vuole cambiare il quadro”. Un quadro che ha visto in questi anni una Europa che “ha speso 1500 miliardi per salvare le banche e ne ha messi a disposizione solo 6 per lottare contro la disoccupazione giovanile”.
Mattatore della serata sempre Verhofstadt che se l’elezione dipendesse dalla bravura nel districarsi nel confronto televisivo sarebbe già Presidente dell’esecutivo comunitario. Il liberale ha tuonato contro “la Commissione che non deve essere la segretaria degli Stati” e deve “smettere di telefonare a Parigi e Berlino prima di prendere delle decisioni” e ha ribadito la sua strategia economica che vuole “puntare al rafforzamento del mercato unico”, tenendo presente che “ci vuole disciplina di bilancio ma dopo ci vuole strategia di crescita” e soprattutto che gli Stati “non devono accumulare nuovi debiti perché non ce lo possiamo permettere”. Sull’Ucraina Verhofstadt si è mostrato sostenitore della linea dura chiedendo “sanzioni credibili per gli oligarchi che circondano Putin”. Sul tema per la prima volta si è sentita una voce fuori dal coro con Tsipras che invece ha chiesto di “non accettare l’ascesa del neonazismo nel Paese e non riconoscerne il governo”, ma di appoggiare solo “il dialogo nel quadro Osce”.
Ska Keller, piuttosto in forma, ha attaccato anche lei l’austerità che “ci sprofonda nella crisi e negli ultimi anni ha portato alla perdita di 6 milioni posti di lavoro”, affermando che per questo “dobbiamo superarla” e capire che “investimenti è la parola chiave non austerità”. La candidata dei Green ha spiegato che una strategia di crescita si potrà avere solo “puntando sull’economia Verde” e ha criticato il modo in cui si sta portando avanti l’accordo di Libero scambio con gli Usa. “Mentre si stringono accordi segreti a porte chiuse i cittadini che protestavano contro quegli accordi oggi sono stati arrestati. Non è questa l’Unione europea che voglio” ha detto.
Martin Schulz nel sottolineare ancora una volta che “gli accordi a porte chiuse per designare il Presidente della Commissione sono finiti” e che il prossimo capo dell’esecutivo “sarà uno di noi, perché nessun altro avrà l’appoggio del Parlamento europeo”, ha elencato le sue proposte per l’Europa del futuro lanciando la proposta di “combinare fondi europei con quelli della Bei” per sostenere “le Pmi che diano lavoro a giovani” alle quali ha promesso anche “agevolazioni fiscali se lo faranno”. Ha anche risposto piccato alle critiche di Tsipras sul programma di salvataggio della Grecia “che ha permesso al paese di rimanere nella zona euro”, e sul tema immigrazione ha affermato che serve un “sistema unico di gestione dell’immigrazione legale come in altre parti del mondo tipo Usa, Canada e Australia” nonché un “sistema legale per la protezione temporanea dei profughi e che scappano da guerre”.
Sempre poco a suo agio nei confronti televisivi il popolare Juncker che stavolta si è tenuto lontano da ogni polemica e botta e risposta. Il lussemburghese ha ribadito che non si deve porre fine “al consolidamento finanze pubbliche”, ma bisogna accompagnarlo con politiche per “crescita e impiego”, tenendo presente che gli Stati “non devono spendere più denaro di quello che hanno”. Per il risanamento serve insomma “rigore responsabile senza eccessi di austerità”. Per rilanciare l’economia secondo il popolare si deve puntare sull’Agenda digitale e procedere con il trattato di libero scambio con gli Usa ma “avendo una posizione forte e non subalterna”. E per contrastare l’immigrazione bisogna “disciplinare quella legale” ma soprattutto “aumentare i fondi per l’aiuto allo sviluppo per evitare che i poveri africani debbano mettersi sui barconi e rischiare la vita per venire in Europa”.
Su un punto solo i cinque si sono trovati unanimemente d’accordo. Alla fine del dibattito tutti insieme hanno mostrato un cartello per chiedere la liberazione delle studentesse nigeriane: #BringBackOurGirls.