Il voto europeo del 25 maggio rischia di creare un effetto boomerang per l’Europa, e questo per “responsabilità” stessa delle principali istituzioni comunitarie. Lo afferma il presidente del Comitato economico e sociale europeo (Cese), Henry Malosse, in occasione di “Un caffè con…”, evento organizzato da Sacchi Consulting. Quest’anno per la prima volta i partiti europei indicano il loro candidato alla presidenza della Commissione europea, ma nessuno ha chiarito che all’indicazione ufficiale non è detto che segua la nomina effettiva in caso di vittoria elettorale.
“Il problema è che ognuno ha la propria visione, e quindi il Parlamento dà la propria interpretazione e il Consiglio la sua, e sono diverse”, lamenta Malosse. Il Parlamento vorrebbe che il candidato del partito vincitore fosse automaticamente alla guida dell’esecutivo comunitaro, il Consiglio invece si riserva di proporre altri nomi. “Purtroppo i trattati sono deboli su questo”, rileva ancora Malosse, per il quale “si rischia di dire agli elettori che se il loro partito vince il presidente sarà una data persona per poi non mantenere questa promessa”. In questo caso “si rischia di mandare un messaggio non buono” agli europei, in quanto andrebbe ad alimentare il clima anti-europeo. “Oggi il problema principale è che c’è una mancanza di fiducia nell’Europa”, e promettere un presidente enfatizzando la novità dell’indicazione per poi renderla vana non farebbe altro che amplificarla. Il problema, ribadisce il presidente del Cese, è che si è dato risalto alla novità dell’indicazione senza spiegare che a questa non segue un’automatica elezione del candidato, e in questo “le istituzioni sono responsabili”.
Malosse si dice quindi “preoccupato” per come questa campagna elettorale viene gestita. “Il dibattito politico è tutto focalizzato sugli euroscettici, oggi sembra che il solo tema europeo sia l’euroscetticismo e nessuno si preoccupa degli altri temi”. Ci sarebbe invece bisogno di altro. “Richiederà tempo, ma abbiamo bisogno di creare una coscienza europea”.