L’Europa è pronta a fare la sua parte ma l’Italia “deve dire cosa si aspetta da noi, quali sono le azioni concrete che si aspetta da noi”. Anche perché la commissaria agli Affari interni Cecilia Malmström “ha inviato una lettera a marzo dando la disponibilità della Commissione a verificare con le autorità italiane quali sono le misure concrete che possono ancora essere messe in atto”, ma da Roma “non abbiamo avuto indicazioni concrete e precise di azioni e supporto che l’Italia vorrebbe ricevere”.
Con queste parole Michele Cercone, il portavoce della Malmström, ha rimandato al mittente le critiche arrivate ieri, dopo l’ennesima tragedia nel mare di Lampedusa, da parte del presidente del Consiglio Matteo Renzi e del ministro degli Interni Angelino Alfano. “Siamo sempre qui e siamo in ascolto siamo qui per supportare e aiutare all’interno delle nostre competenze le autorità italiane” ma “non possiamo prendere il loro posto”. Finora la Commissione, ha aggiunto Cercone, ha “messo in atto tutti gli strumenti disponibili per aiutare l’Italia” a cui ha anche dato un “aiuto finanziario di emergenza fino a 3 milioni di euro usato per Mare Nostrum”, ha dato “appoggio e sostegno alle due operazioni Frontex con 18 paesi che contribuiscono, ha un ufficio per l’Asilo che aiuta le istituzioni italiane” e ha messo in campo “strategie di medio e lungo termo per la cooperazione e il dialogo con i Paesi di origine e di transito delle migrazioni” che hanno portato ad “accordi di partenariato con Marocco, Tunisia e Turchia”.
Adesso secondo Bruxelles è insomma venuto il momento per gli Stati di fare la loro parte sostenendo la ‘reinstallazione’, il programma per il trasferimento dei rifugiati da un Paese di prima accoglienza che offre una protezione provvisoria ad un altro paese che possa offrire una protezione permanente. “Se ogni Paese prendesse in custodia qualche migliaio di rifugiati si potrebbe fare la differenza per milioni di persone e ridurre il peso specifico su vari Paesi e nello specifico dell’Italia”, ha dichiarato ancora Cercone che però ha precisato, numeri alla mano, quali sono le reali proporzioni in Europa delle richieste d’asilo: “Nel 2013 nei 28 Stati membri sono arrivate 435 mila domande: 125mila in Germania, 65 mila Francia e 65mila in Svezia. Questo significa che la metà delle domande di tutta Europa arriva in questi tre Paesi mente l’Italia è quinta con 21 mila”. Certo, ha riconosciuto il portavoce, “le persone che cercano di attraversare il mediterraneo sui barconi sono la parte più vulnerabile e che ha più bisogno di protezione”, ma “l’idea che i Pesi del Mediterraneo sono sommersi dalle domande d’Asilo non corrisponde alla realtà”.