L’Ucraina promette battaglia legale, l’Unione europea minaccia isolamento internazionale e Mosca si ritrova al centro di critiche incrociate ma focalizzate tutte sullo stesso bersaglio. Il governo ucraino è in visita a Bruxelles per la firma del nuovo programma di sostegno al processo di transizione nel Paese, e da qui il primo ministro del governo ad interim, Arseniy Yatsenyuk e il Presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, attaccano insieme la Federazione russa sulle politiche economico-commerciali e quelle internazionali. “ Sollecitiamo la Russia a rivedere i contratti di fornitura sulla base delle regole di mercato, abbiamo inviato a Gazprom una lettera con la cui avvisiamo che intendiamo ricorrere alla Corte arbitrale internazionale di Stoccolma”, dichiara Yatsenyuk. La questione del gas russo finirà dunque in tribunale. A chi ricorda che Mosca pretende il pagamento degli arretrati il capo del governo ucraino risponde che da Kiev “abbiamo mandato a Gazprom un’offerta ufficiale di pagamento dei debito pregressi in dieci giorni”, valida però solo in caso di revisione degli accordi commerciali. “Prima bisogna firmare il nuovo accordo”.
Ma non finisce qui. L’Ucraina intende portare la Russia in tribunale anche per le privazioni economiche seguite alla perdita dalla Crimea. “La Russia – denuncia Yatsenyuk – ha annesso la Crimea impadronendosi di proprietà ucraine, di compagnie statali, di impianti di perforazione a terra e in mare, e di oltre 2 miliardi di metri cubi di gas ucraino. Anche per questo li vogliamo davanti alla Corte”. La Russia, promette Yatsenyuk, “fallirà nel tentativo di portare l’Ucraina al fallimento”.
Barroso, nel ribadire che l’Ucraina “può contare sull’Unione europea adesso e in futuro”, intima il Cremlino a impegnarsi a favore della distensione. “Se la Russia continua ad avere questo comportamento non potrà che andare incontro a un maggiore isolamento internazionale”. Barroso non parla di sanzioni economiche, quelle previste dalla ‘fase tre’ della strategia europea e su cui i Paesi membri sono divisi e titubanti, ma avverte comunque il presidente russo Vladimir Putin che il suo comportamento “in prospettiva di quanto sta accadendo in Ucraina non è interesse della Russia”, un Paese – ricorda Barroso – che al proprio interno “ha problemi di stabilità”. Cecenia, Daghestan e Inguscezia rappresentano spinte indipendentiste serie per il governo centrale russo, e dunque – ragiona Barroso – “sostenere l’instabilità dei Paesi limitrofi non è nulla di buono per il futuro” della federazione. Al partner euro-asiatico “abbiamo lasciato aperte le porte per un atteggiamento responsabile, e esortiamo la Russia a non destabilizzare il processo elettorale”. Quindi, sintetizza il presidente della Commissione Ue, “il nostro messaggio alla Russia è: impegnatevi nell’attuazione degli accordi presi a Ginevra, impegnativi a favorire la distensione”.