L’Europa non riconosce i referendum indipendentisti tenuti nelle regioni russofone dell’Ucraina orientale di Donetsk e Lugansk, e la Russia dovrebbe fare altrettanto. Parole del ministro degli Esteri, Federica Mogherini, al suo arrivo a Bruxelles per il consiglio Affari esteri, dove con ogni probabilità oggi si estenderà la lista delle persone colpite da sanzioni. Intanto però, sostiene la titolare della Farnesina, “io e tutti gli altri colleghi consideriamo i referendum illegali e illegittimi e ci auguriamo che vengano definiti così anche da Mosca”. Alla luce di quanto avvenuto in queste ultime ore “continueremo a lavorare sulle sanzioni”, ma Mogherini precisa che le priorità sono altre. “Dobbiamo sostenere il dialogo nazionale e la missione che l’Osce sta conducendo sul terreno”. Allo stesso tempo “il nostro obiettivo resta quello di sostenere il processo di riforme e le elezioni presidenziali del 25 maggio”, rileva ancora il ministro degli Esteri. Ma “la nostra priorità al momento è fare in modo che le violenze sul terreno cessino, e questa rimane la nostra stella polare”, vale a dire la linea e la posizione da seguire.
In Europa però c’è malumore. C’è la consapevolezza che la situazione sta sfuggendo di mano e che il partner russo sta facendo poco per evitarlo. “Stiamo ancora cercando segnali di de-escalation”, risponde l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, Catherine Ashton, a un cronista della stampa estera che chiede ragguagli sul comportamento di Mosca. “E’ chiaro che dobbiamo mandare un segnale”, aggiunge Ashton in modo sibillino. Segnale dove? Soltanto a Kiev o anche a Mosca? “Ascolteremo il direttore dell’Osce, Didier Bukhalter, auspicando che ci siano segnali di miglioramento della situazione”.