Yulia Timoshenko, eroina della rivoluzione arancione del 2004 e oggi leader nazionalista ma filo europea candidata alle elezioni presidenziali, torna a far parlare di sé. La pasionaria ucraina gode di grande popolarità ed è spesso considerata un esempio anche fuori dal suo paese. L’Europa stessa si batté per la sua liberazione quando venne fatta prigioniera dal governo filorusso di Kiev.
In queste ore però il suo ruolo di paladina della democrazia sta cominciando a vacillare. Un breve filmato fatto di nascosto da un giornalista che il 3 maggio era andato a Odessa per documentare la visita della Timoshenko, rivela le contraddizioni della leader ucraina.
Quando si tratta di incitare il proprio popolo, l’ex premier non si tira indietro, anche a costo di inneggiare alla violenza. Nel filmato è ripresa una riunione con alcuni funzionari e Timoshenko, rivolgendosi ai suoi collaboratori, afferma: “Nel contesto del campionato dell’Ucraina, se vogliamo scuotere Odessa serve che vengano attaccati i veterani russi”.
Il suo oiettivo era colpire durante la festa del 9 maggio quando in molti degli ex paesi dell’URSS viene celebrata la Festa della Vittoria per ricordare la sconfitta tedesca del 1945 con parate in cui sfilano gli ex militari, veterani di guerra ormai novantenni. E’ proprio contro di loro che si voleva scagliare la Timoshenko e per farlo voleva utilizzare gli ultras, che nel Paese sono pesantemente infiltrati da ambienti neonazisti.
In Ucraina i movimenti di estrema destra sono stati sorpresi spesso ad usare metodi per niente democratici. Ad aprile scorso il leader del Partito comunista ucraino, Petro Symonenko, era stato addirittura aggredito in Parlamento. Stava pronunciando un discorso contro i neofascisti di Svoboda, quando due esponenti del partito guidato da Oleksandr Sych gli hanno tolto il microfono e l’hanno buttato fuori dal podio.