Il ricorso alla Corte costituzionale sulla (possibile) illegittimità dello sbarramento al 4 per cento per le elezioni europee è un fatto di enorme importanza ed è decisivo che la Consulta decida in tempi e maniera che la sua sentenza, se come auspicabile di accoglimento, abbia effetti già sul voto del 25 maggio. SI può fare. Non tanto perché potrebbe portare qualche deputato dei partiti più piccoli a Strasburgo, ma perché romperebbe una perversione imposta in ottica esclusivamente nazionale dai più grandi partiti sulla designazione dei rappresentanti italiani in Europa che segna una scelta anti-europea incardinata proprio nelle elezioni europee.
Mi spiego. Il Parlamento europeo non è destinato a garantire una “governabilità” in nome della quale può essere accettabile discutere della proposta di una “qualificazione dimensionale” delle forze rappresentate in Parlamento, tesa ad evitare una frammentazione dell’organo che deve dare la fiducia ad un governo e che dunque, proprio per questo motivo, potrebbe non riuscirci o restare vittima dello scacco di un minuscolo partito. In Italia è successo spesso, sappiamo di cosa stiamo parlando. Nel Parlamento europeo nulla di tutto questo ha un senso. Non lo ha perché i paesi, anche i più grandi, non mandano a Strasburgo un gruppo di parlamentari dei diversi partiti così grande da poter essere determinate negli equilibri generali, non lo è perché le grandi famiglie politiche europee (come popolari, socialisti, verdi, liberali, sinistra) non sono influenzate nel loro peso da eventuali piccole formazioni nazionali.
La soglia di sbarramento ha, in realtà, solo motivazioni nazionali, oso dire anti-europee, nel senso che è un meccanismo studiato dai maggiori partiti italiani (in questo caso) per garantirsi il maggior numero di posti nel Parlamento europeo al fine di sistemare il proprio personale politico, eliminando quanto più possibile le piccole forze che potrebbero vincere qualche seggio prezioso per i grandi. Non è un caso che neanche i “trasparenti” Cinque Stelle si siano mai battuti per ampliare la rappresentanza. I grandi partiti amano la soglia perché grazie a essa hanno più posto per i loro. E chi se ne importa del fatto che le norme comunitarie, alle quale noi ci siamo formalmente adeguati, prevedano che le elezioni debbano esser fatte su base proporzionale, dunque garantendo rappresentatività a tutte le forze politiche (o almeno a quelle che superano una percentuale da prefisso telefonico).
Spero dunque che il giudice di Roma (come ha fatto quello di Karlsruhe) colga l’essenza di questo ricorso, e permetta, già da queste elezioni, anche a forze magari “minori”, come quelle che i sondaggi danno al di sotto del 4 per cento, come la sinistra, i verdi, l’Idv, di avere i loro rappresentanti. Certo si romperebbero le uova nel paniere dei grandi, ma, almeno in Europa, daremmo voce a più cittadini, (Tra l’altro avere poco meno del 4 per cento vuol dire avere uno, due milioni di voti, dipende dai votanti, che non è una cifra insignificante)