La Missione Archeologica italo-irachena della Sapienza di Roma ad Abu Tbeirah, vicino a Nasiriyah nell’Iraq meridionale ha presentato al pubblico i risultati della terza campagna di scavo. La missione è diretta da Franco D’Agostino, vice-direttrice Licia Romano, del Dipartimento – Istituto Italiano di Studi Orientali. All’evento hanno partecipato, oltre al Rettore della prima Università Romana Luigi Frati e al Prorettore alla Didattica professor Federico Masini, gli Ambasciatori iracheni in Italia Saiwan Barzani e presso il Vaticano Habib Al-Sadr, assieme alle Autorità culturali dell’Ambasciata irachena.
Sono stati presentati gli scavi delle due aree sinora indagate a sud-est e a nord-est del grande tell (ovvero la collina artificiale) di Abu Tbeirah, la cui zona è anche detta Le Colline di Abramo, che hanno rivelato ampi edifici su cui si trovano ricche sepolture. I primi insediamenti nell’area risalgono al 2.900 a.C. e prima dello scavo italiano questo sito non era mai stato studiato da nessuno. La città era strettamente legata a quella di Ur, che dista da essa solo 20 chilometri e il cui restauro è ora stato affidato alla stessa missione italiana. Abu Tbeirah è stata anche un’esperienza di Scavo-Scuola in cui gli archeologi più esperti hanno addestrato sul campo i giovani, sia italiani che iracheni, a questo affascinante e splendido mestiere.
Durante la presentazione degli scavi, avvenuta alla Sapienza di Roma, il Ministro Plenipotenziario Alessandro Gaudiano del Ministero degli Affari Esteri ha illustrato le attività che la Missione, con il supporto finanziario della Cooperazione allo Sviluppo, sta portando avanti per il restauro e la valorizzazione proprio dell’adiacente sito di Ur, la città dalla quale Abramo partì per il suo lungo viaggio verso Canaan. Qui, sulla base di un accordo tra l’Ambasciata italiana a Baghdad, rappresentata dall’Ambasciatore Massimo Marotti, e il Ministero per il Turismo e l’Archeologia, è iniziata una serie di attività sull’area archeologica più importante dell’intero Iraq che prevedono lo studio, il consolidamento e il restauro dei monumenti più significativi – il Tempio Dublamah, l’enorme Ziqqurat e le Tombe Reali e un Masterplan per lo sviluppo turistico dell’area.
Tutte queste attività, che sono iniziate a fine anno 2013 ma sono state rese note solo ora e proseguiranno sino alla fine del 2015, sono finanziate sia dal Ministero degli Affari Esteri italiano, sia dal fondo che il Governo iracheno ha messo a disposizione della Provincia di Dhi Qar, dove si trova Ur, che dal Governatore Yahya al-Nasri per il rilancio della zona archeologica e del turismo e per l’inserimento della capitale sumerica nelle liste dei siti Patrimonio mondiale dell’umanità tutelati dall’UNESCO.
Ur/ Tell el-Muqayyar fu un’antica città della bassa Mesopotamia, situata vicino all’originale foce del Tigri e dell’Eufrate, sul Golfo Arabico. A causa dell’accumulo di detriti, oggi le sue rovine si trovano nell’entroterra, nell’odierno Iraq, 15 chilometri a occidente dell’attuale corso dell’Eufrate vicino alla città di Nasiriyah – Governatorato di Dhi Qar, 380 km a sud di Baghdad.
La città, che secondo la Bibbia diede i natali ad Abramo, rappresenta il cuore di quell’area che è nota come la culla della civiltà umana. Qui sono state trovate le prime testimonianze scritte della storia. Il sito è conosciuto fin dal 1665, quando i primi esploratori fra cui l’italiano Pietro Della Valle, ne ammirarono l’enorme Ziqqurat. Lo scavo vero e proprio venne poi fatto dagli inglesi dopo la Prima guerra Mondiale con il famoso archeologo Sir Leonard Woolley.
Il progetto attuale, portato avanti dall’Italia in collaborazione con l’Iraq, si propone di restaurare il sito, scoprirne le parti ancora interrate, mapparlo e metterlo in sicurezza per future visite turistiche. La mappatura del territorio sarà effettuata anche grazie all’ausilio di Droni comandati a distanza, con un metodo d’indagine futuristico che potrà aprire la strada a un nuovo modo di concepire l’indagine archeologica.
“È probabile che Abu Tbeirah fosse una città satellite di Ur e che fosse costruita su un canale che la collegava alla città sumerica,” ci spiega il professor Franco D’Agostino, Direttore della Missione in Iraq. Ma le trivellazioni petrolifere e le guerre hanno messo a dura prova la stessa esistenza di entrambi i siti. “Attualmente Abu Tbeirah è finalmente stata messa in sicurezza: – prosegue l’archeologo – sia le attività petrolifere sia l’avanzamento della città verso il sito sono stati bloccati grazie al lavoro della missione. Ur è oggetto di attività di mantenimento e restauro da parte degli iracheni sulla base di progetti realizzati e in corso della Cooperazione Italiana allo sviluppo e della Missione.”
A questo punto gli chiediamo una nostra curiosità, sorta dalla lettura dei documenti relativi allo scavo: l’edificio principale di Abu Tbeirah era un palazzo, un tempio o cosa? “È sicuramente un edificio istituzionale, benché sia difficile attualmente specificarne ulteriormente la valenza” spiega D’Agostino.
Pochi sanno che l’Iraq è uno dei paesi al mondo più ricco di rovine archeologiche, con oltre 12mila siti che vanno dalla preistoria all’epoca islamica, solo una minima parte dei quali è stata scavata. La regione di Dhi Qar, dove si trovano sia Ur che Abu Tbeirah, rappresenta il cuore della cultura sumerica, che si originò proprio qui per poi diffondersi in tutta la Mezzaluna Fertile. I Sumeri, provenienti da un luogo sconosciuto e che parlavano una lingua che non appartiene a nessun ceppo linguistico oggi noto, crearono qui attraverso la canalizzazione una serie di fiorenti città stato, fa le quali appunto Ur, Abu Tbeirah, Uruk e altre, ricche di palazzi, templi e Ziqqurat. Qui il genere umano cominciò a scrivere su tavolette cuneiformi, a sviluppare nuove tecnologie, a darsi una forma politica stabile, ponendo le basi per la nascita dello stato come lo conosciamo oggi. Per questo il Sud dell’Iraq è anche noto come La Culla della Civiltà.
Speriamo che il patrimonio archeologico iracheno non debba più essere devastato da guerre e trivellazioni petrolifere, e ci auguriamo che il paese possa diventare un immenso parco archeologico che ricordi al mondo l’importanza del suo passato.