Sarà per la deformazione professionale del linguista, ma a vedere lo spot della Lega con i cinque immigrati che, parlando nella loro lingua madre, dissuadono i loro connazionali dal venire in Italia, la prima cosa che mi è venuta da chiedermi è se sia proprio vero quello che dicono i sottotitoli.
Non sarà che Marattukalam e compagni stanno dicendo tutt’altro e magari approfittano del candidato Ciocca per salutare gli amici del bar o i parenti in TV? Tranne il lusofono angolano, tutti gli altri sono indecifrabili. Quel che è certo è che nel video sembrano tutti presi in ostaggio, prigionieri, come se fossero stati rapiti e la Lega ne chiedesse il riscatto.
Una taglia per chi se li viene a riprendere. Ci sarebbe stata bene sullo sfondo una copia di “La Padania” o Salvini con un cappuccio da Ku Klux Klan in testa che tenesse loro un coltello alla gola. C’è da dire che se proprio voleva raggiungere il pubblico giusto, la Lega avrebbe dovuto trasmettere lo spot nei paesi d’origine dei poveri cinque. Pubblicità Progresso, si chiamavano un tempo: “Sii patriota! Muori di fame qui, non andare all’estero!”. Ma anche in Europa, invece della solita e sdolcinata promozione turistica con gondole e mandolini, una bella pubblicità che tenga lontani i turisti sarebbe innovativa. Dovremmo pensarci: “Non venite in Italia o vi sputiamo in un occhio!” O forse per raggiungere lo scopo basta far passare qualche foto di tipico paesaggio italiano: la terra dei fuochi, un tratto della Napoli-Reggio Calabria, il lungomare di Fregene o la periferia di Mestre.
Ma tornando al video della Lega, e alla lingua, come mai quando compare il candidato Ciocca non ci sono i sottotitoli? Che lingua è quella che parla? Io non la capisco. Dev’essere perché non c’è pensiero, non c’è ragione, non c’è nessuna lingua dietro quello che dice.