C’è una battaglia su tutte che il candidato socialista per la Presidenza della Commissione, Martin Schulz, condurrà se riuscirà a sedere sulla poltrona più alta dell’esecutivo Ue: quella contro la disoccupazione, in particolare giovanile. L’attuale Presidente del Parlamento europeo lo ha promesso presentando a Bruxelles le priorità del mandato per cui, ha detto, “spero di essere scelto come risultato del voto dei cittadini”. Quella di lasciare agli elettori la possibilità di designare il futuro capo della Commissione, secondo Schulz, è “un’opportunità per riconquistare la fiducia dei cittadini”. Per questo il socialista è tornato a criticare “le continue voci sul fatto che il Consiglio suggerirà un altro candidato rispetto a quelli in corsa”. Si tratterebbe, ha detto, “di un sogno che si avvera per gli euroscettici che potrebbero così dimostrare che ha ragione chi dice che nell’Ue la democrazia non esiste”.
Elezioni a parte, se riuscirà ad entrare al Berlaymont, il socialista tedesco promette: “Voglio lottare per il lavoro”. Ieri, ha raccontato Schulz, sono stato in Portogallo e i tecnici mi hanno detto che la crisi è finita perché il Paese può tornare sul mercato, ma io non sono d’accordo: “La crisi in Europa sarà finita quando 27 milioni di persone disoccupate troveranno un lavoro”, quando 6 milioni di giovani in tutta l’Ue “non dovranno più pagare sulla loro pelle la crisi”. La Garanzia giovani, insiste Schulz, “deve essere messa in atto in un periodo molto breve perché la disoccupazione giovanile non colpisce soltanto i giovani ma anche i genitori, i nonni e tutta la società”. Per prima cosa, ha promesso il candidato, basta con gli stage non retribuiti. Basta anche con la differenza di salario tra uomini e donne “una delle cose più vergognose nell’Ue”, che deve entrare nell’agenda della futura Commissione.
Altra priorità del prossimo esecutivo, chiede Schulz, deve essere la lotta contro la difficoltà di accesso al credito di piccole e medie imprese, che costituiscono “la spina dorsale del lavoro”. Per arrivare a questo risultato bisogna rivedere il ruolo della Bei, la Banca europea degli investimenti che deve essere pronta a fornire anche capitale di rischio. Per migliorare crescita e competitività, secondo Schulz, occorre poi lavorare sull’agenda digitale: “Il ventunesimo è un secolo digitale e siamo troppo indietro rispetto agli Usa, da cui siamo completamente dipendenti”. È invece necessario investire nelle infrastrutture, anche per supportare le start up digitali e aprire il mercato in questo settore.
Schulz ha anche insistito per una linea dura contro le multinazionali che evadono il fisco, invocando l’applicazione del principio per cui le tasse si pagano nei paesi in cui si generano i profitti. “Questa è onestà”, ha insistito il candidato socialista lanciando una stoccata all’oppositore popolare, l’ex premier del Lussemburgo (dove c’era il segreto bancario), Jean Claude Juncker: “Chiedete a lui – ha detto – come la pensa su questa proposta”.
Il Presidente del Parlamento europeo non ha resistito nemmeno alla tentazione di tornare a criticare il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, per le sue dichiarazioni anti-tedesche. Rispondendo alle domande dei cronisti è tornato a definirle “vergognose”: “A volte – ha criticato riferendosi ai popolari – mi sorprendo ad essere io quello che difende Merkel da quest’uomo più del suo stesso partito”.