Stop della Corte di Giustizia Ue alla direttiva che facilita lo scambio di informazioni che rende possibile le multe stradali transfrontaliere. Oggi, quando passiamo con il rosso o superiamo i limiti di velocità all’estero, il Paese in cui abbiamo commesso l’infrazione può scoprire chi siamo e incassare così la nostra multa, accedendo ai dati italiani sulle immatricolazioni dei veicoli. Secondo la Corte di Lussemburgo, però, la direttiva è stata approvata su basi giuridiche sbagliate così, con una sentenza emessa oggi, è stata annullata. La direttiva riguarda otto infrazioni stradali tra le più frequenti: eccesso di velocità, mancato uso della cintura di sicurezza, mancato arresto davanti a un semaforo rosso, guida in stato di ebbrezza, guida sotto l’influsso di sostanze stupefacenti, mancato uso del casco protettivo, circolazione su una corsia vietata e uso indebito di telefono cellulare durante la guida.
Il motivo dell’annullamento è sostanzialmente tecnico: secondo la Corte è stata approvata con una base giuridica inappropriata, facendo riferimento agli articoli del Trattato Ue relativi alla cooperazione di polizia mentre “per quanto concerne sia la sua finalità sia il suo contenuto”, la direttiva è una misura “atta a migliorare la sicurezza dei trasporti” e su questo fondamento doveva essere adottata.
L’annullamento, considera però la Corte, “potrebbe avere conseguenze negative” sulla realizzazione dell’obiettivo del miglioramento della sicurezza stradale nella politica dei trasporti dell’Ue. Così si è deciso di mantenere gli effetti della normativa annullata per il termine massimo di un anno. Il termine per la trasposizione della direttiva nel diritto nazionale è scaduto il 7 novembre 2013 e anche vista l’esistenza negli Stati membri di leggi nazionali di recepimento già in applicazione, la Corte ha ritienuto di mantenere gli effetti della direttiva sino all’entrata in vigore, entro un termine ragionevole che non può eccedere un anno a partire dalla data di pronuncia della sentenza, di una nuova direttiva basata sul fondamento giuridico appropriato.
La direttiva era stata adottata dal Parlamento europeo e dal Consiglio Ue il 25 ottobre 2011 con una modifica della base giuridica, rispetto al testo originale presentato dalla Commissione il 19 marzo 2008. I due organi co-legislatori dell’Ue avevano deciso di sostituire alla base giuridica della sicurezza stradale, individuata correttamente dalla Commissione, quella della cooperazione di polizia, che la Corte ha ora giudicato sbagliata. È stata la stessa Commissione europea, dopo l’approvazione definitiva della direttiva, a presentare un ricorso di annullamento alla Corte Ue, che oggi ha ottenuto riscontro positivo.