Con gli scontri che non si fermano e il conteggio dei morti che continua ad aumentare, ci sono ormai pochi dubbi: quelle dell’accordo siglato a Ginevra lo scorso 17 aprile, sono rimaste soltanto parole. Il tentativo di mediazione di Usa e Ue per portare Russia e Ucraina alla tanto invocata de-escalation è miseramente naufragato. Nella sola città di Slavjansk, il bilancio dei morti negli scontri tra l’esercito ucraino e i ribelli filorussi è salito a 34: hanno perso la vita 30 ribelli e 4 soldati dell’esercito di Kiev e ci sono decine di feriti di entrambe le parti. Ieri i combattenti filorussi hanno abbattuto un elicottero nei pressi della città, il terzo da quando è iniziato l’assedio la scorsa settimana. Ma è caos anche in altre città dell’est del Paese. A Donetsk, nell’Est dell’Ucraina, l’aeroporto è stato bloccato e tutti i voli di oggi sono stati cancellati. Secondo Mosca nel Paese si rischia una “catastrofe umanitaria”: cominciano a scarseggiare le medicine e le derrate alimentari, ha avvertito un comunicato del ministero degli esteri russo.
In queste condizioni, risulta sempre più difficile riuscire a immaginare elezioni presidenziali credibili e utili a ristabilire l’ordine nel Paese. Eppure alla scadenza elettorale, fissata per il 25 maggio, mancano ormai pochi giorni. La Russia chiede un rinvio, sostenendo che nel caos che imperversa nell’Est ucraino non potrebbe essere garantita la partecipazione e neppure la regolarità del voto: “Tenerle mentre le forze armate vengono utilizzate contro la popolazione è piuttosto bizzarro. Non siamo in Afghanistan”, ha detto Lavrov. Le autorità di Kiev invece vogliono procedere, appoggiate da buona parte delle cancellerie occidentali: secondo il presidente francese Francois Hollande, se le presidenziali ucraine non si terranno, il Paese precipiterà nel “caos” con un “rischio di guerra civile”.
Così si tenta di correre ai ripari cercando di aprire una nuova via negoziale. La proposta tedesca è quella di organizzare una seconda conferenza di Ginevra, nella speranza di arrivare a risultati più concreti di quelli del primo vertice. Dopo avere lanciato l’idea, il ministro degli esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier ci sta lavorando ormai apertamente. Il capo della diplomazia tedesca è in partenza per Vienna, dove, a margine della riunione del comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, incontrerà l’omologo russo Sergei Lavrov e, separatamente, quello ucraino Andriy Deshchytsa.
Un’iniziativa inutile, secondo lo stesso Lavrov, se non saranno invitati anche i filo-russi delle regioni dell’Est, che Mosca definisce “all’opposizione” in Ucraina. Possibilista invece l’Unione europea, che per il momento si limita a dire: “Siamo aperti a ogni iniziativa per mettere fine alla violenza”. Tutte le parti devono raddoppiare gli sforzi”, ha ribadito oggi Maja Kocijancic, portavoce dell’Alto commissario per la politica estera Ue, Catherine Ashton, non escludendo che anche l’Ue possa impegnarsi per promuovere l’organizzazione di un nuovo round negoziale: “Siamo aperti a una riunione, se questo può portare verso una de-escalation”, ha spiegato. Oggi intanto, il capo della diplomazia Ue è a Washington dove incontrerà il segretario di Stato americano, John Kerry.