I sanguinosi fatti di Roma e le derive cui è ormai arrivata la violenza degli stadi portano alla ribalta il tribale costume tutto italiano di disconoscere l’autorità e affidarsi al verdetto della folla.
Noi siamo folla, non popolo, siamo ressa, non comunità. In fondo non ci siamo mai più discostati dalla folla in cui viene risucchiato Renzo Tramaglino nella rivolta del pane che Manzoni ha descritto una volta per tutte nel suo romanzo e che sembra perfino ispirarci tanta è la costanza con cui ci atteniamo a quel modello. Abbiamo visto tutti in televisione le forze dell’ordine ricorrere alla mediazione del capo ultras Genny “ ‘a carogna” per placare la folla e affidare a lui la sicurezza dello stadio intero. Un violento pregiudicato e sospetto camorrista che in altri paesi sarebbe dietro le sbarre da noi è invece un referente delle autorità nella gestione dell’ordine pubblico.
Tutti i giornali riportano le scritte della tifoseria milanista sul caso Aldovrandi. Gli ultras rossoneri espongono nello stadio come un proclama il loro giudizio sulla questione e la tifoseria lo aspetta per conformarvisi. Automaticamente, le tifoserie opposte giudicheranno in modo diverso. In questo modo da noi si formano le opinioni. Non ci si schiera per valutazione ma per fede. Non c’è posto per il ragionamento, il confronto, lo scambio di idee. Nessuno sembra voler più rivendicare la propria libertà di pensiero. Si cerca la parte con cui schierarsi e quell’altra viene immediatamente demonizzata. Anche i vertici dello stato sembrano essersi adeguati alla legge della folla. Su ogni questione si può essere solo pro o contro, pollice alzato o pollice verso, come nei circhi romani. Tutti si precipitano a condannare o a osannare, non importa quale dei due, basta esserci, basta essersi fatti sentire.
La cosa da evitare fra tutte è diventata il tacere, il ponderare, il valutare le cose nel distacco dall’immediatezza. Subito bisogna urlare, poi si vedrà. La politica ora si scandalizza della brutalità degli stadi e della bestialità di tante tifoserie. Dimentica che molta pratica da lungo tempo gli stessi sistemi, e che talvolta al nostro parlamento sono mancati solo i fumogeni per essere come l’Olimpico dell’altra sera. Così questa campagna elettorale che si fa ormai per latrati e invettive rischia di farci rappresentare a Bruxelles dall’equivalente politico di Genny “ ‘a carogna”. Sarà un campionato da non perdersi.