Mentre esercito ucraino e filorussi combattono ormai apertamente nelle città sudorientali del Paese, non si placa nemmeno la guerra del gas tra Mosca e Kiev. A nulla è servito l’incontro trilaterale Ue-Russia-Ucraina che si è svolto a Varsavia per tentare di trovare una soluzione alla delicata questione delle forniture di gas che dalla Russia arrivano verso l’Ucraina ma anche verso l’Europa. L’unica rassicurazione, ma è ben poca cosa, è che non ci saranno interruzioni nelle forniture di gas, almeno fino alla fine di maggio. Ma se entro quella data Kiev non comincerà a saldare il suo debito pregresso (che a metà maggio, data fissata per il prossimo pagamento, raggiungerà i 3,5 miliardi di dollari) la Russia chiuderà i rubinetti.
La minaccia arriva dal ministro russo all’Energia, Alexander Novak, che non esita a fare notare come anche l’Europa non dovrebbe dormire sonni tranquilli. Per assicurare un flusso di gas ininterrotto ai Paesi europei, sottolinea Novak, l’Ucraina dovrebbe stoccare circa 12 miliardi di metri cubi di gas nel periodo estivo. Ma “abbiamo sentito dai nostri colleghi ucraini – anticipa – che lo stoccaggio di gas durante il periodo estivo non è garantito e problemi con le forniture di gas sono possibili”. La Russia “ha espresso preoccupazione, si tratta una situazione complicata”, sottolinea il ministro di Mosca, secondo cui “è necessario prevedere salvaguardie per il periodo invernale”.
Se entro maggio l’Ucraina non comincerà a saldare il suo debito, dunque, Mosca inizierà a ridurre le forniture. Non solo. “In base al contratto, se non c’è pagamento per il gas, entra in vigore la clausola che prevede il pagamento anticipato per il mese seguente”, ha spiegato ancora Novak. “Le forniture – ha aggiunto – possono essere pagate fino al 31 maggio. Se non ci sarà pagamento anticipato, Gazprom avrà il diritto di limitare le forniture all’Ucraina o fornire solo il gas che è stato pagato” entro quella data.
Si continuerà comunque a lavorare per arrivare ad una soluzione. Altri due incontri trilaterali sono già in programma, “uno tra due e uno tra quattro settimane”, ha spiegato il commissario Ue per l’Energia, Gunter Oettinger. Ma i margini di manovra sembrano davvero pochi. L’Ucraina continua a chiedere che la Russia torni a riportare il prezzo del gas a 268 dollari per mille metri cubi: “Non siamo in grado – ha ammesso il ministro ucraino, Yuriy Prodan – di pagare circa 500 dollari per mille metri cubi”. Kiev, ha aggiunto, “ha ripetutamente chiesto alla Russia di tornare al prezzo di 268 dollari per mille metri cubi. L’Ucraina – ha ribadito – ha concordato di ripagare il suo debito a questo prezzo”.
Oettinger, dal canto suo, non ha potuto fare altro che riconoscere che “non ci sono dubbi” sull’inadempimento da parte dell’Ucraina dei suoi obblighi previsti dai contratti di gas con la Russia. Ma si può ancora tentare di discutere sull’ammontare di questo debito. L’Ue ritiene che i prezzi del gas russo debbano essere uniformi per tutti gli Stati membri: “Il gioco del dividi et impera condotto dalla Russia non può essere accettato”, ha sottolineato Oettinger, che ha ricordato: “Non vogliamo una escalation della situazione nel campo del gas”.
Sul territorio, intanto, l’escalation invece è già in atto. Oggi l’esercito ucraino ha lanciato un “attacco su larga scala” nel tentativo di riconquistare Slavyansk, una delle città in mano ai miliziani filorussi, in cui sono tutt’ora tenuti ostaggio gli osservatori Osce catturati la scorsa settimana. Pronta la reazione dei ribelli: due piloti ucraini sono morti e diversi altri sono rimasti feriti in un attacco contro due elicotteri Mi-24 che partecipavano all’offensiva contro i miliziani filo-russi a Slavyansk: lo ha reso noto il ministero della Difesa di Kiev, confermando in parte le notizie dei media russi e dei ribelli che parlavano dell’abbattimento di tre velivoli e della cattura di almeno un pilota e della morte di un altro.
Ma la reazione di Mosca promette di non fermarsi qui. “Azioni irresponsabili e aggressive” come un assalto con forze speciali nella regione sud orientale del Paese, ha avvertito ieri il ministero degli affari esteri russo, “possono avere conseguenze catastrofiche”. La Russia è “indignata” per “l’operazione punitiva” a Slavyansk, ha fatto sapere il ministero degli esteri russo che in un comunicato ribadisce: “Come abbiamo più volte messo in guardia, utilizzare l’esercito contro il proprio popolo è un crimine e l’Ucraina va verso il disastro”.
Una situazione che preoccupa non poco l’Unione europea: seguiamo “gli eventi in corso nell’Est dell’Ucraina con crescente preoccupazione”, ha commentato la portavoce dell’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione, Catherine Ashton, ricordando. “L’accordo di Ginevra deve essere attuato pienamente da tutte le parti”, mentre tutti gli sforzi dell’Unione “sono rivolti alla riduzione delle tensioni in Ucraina”.