Il gran giorno del voto sull’ampliamento dell’ UE al PE è stato strano per me. Ero certo contenta, dopotutto si è trattato di un giorno storico. Ma mi sentivo inquieta comunque. Innanzitutto, non ero per nulla contenta del fatto che la discussione intorno all’ampliamento avesse tarpato le ali alla questione del proseguimento dell’integrazione europea. Nella discussione fra “ampliamento” e “approfondimento” i fautori del primo avevano largamente vinto. E la Convenzione europea, partita nel 2003 sotto la Presidenza di Giscard d’Estaigne e nella quale tutti i “nuovi” membri erano rappresentati, già allora non faceva presagire nulla di buono, presa in ostaggio dalle ambizioni di un grande vecchio che si è illuso fino all’ultimo di essere lui a menare la danza e dal ruolo di molti importanti paesi, ivi inclusa la Francia e la Germania di Schröder e Fischer, indisponibili a un grande balzo in avanti sulla strada della Costituzione europea. E poi vari fra i “nuovi” paesi dimostravano con le dichiarazioni dei loro governanti, l’intenzione chiara di usare l’Unione europea o come un bancomat o come un luogo dove fare valere le proprie ragioni.
La mia inquietudine, e anzi la mia delusione maggiore, riguardava però l’ampliamento a Cipro. I greco-ciprioti avevano bellamente tirato per il naso il Commissario Verheugen e la maggioranza pro-greca del Parlamento europeo, con la nostra rumorosa ma solitaria opposizione: respingendo il Piano Annan per la riunificazione europea con un referendum dall’esito scontato, hanno ottenuto un risultato grandioso: entrare da soli e alle loro condizioni nell’UE, lasciare fuori gioco i turco-ciprioti che invece avevano davvero creduto alle possibilità della integrazione comune e avevano votato in massa a favore dell’accordo e togliere alla stessa UE ogni arma per obbligare i “contendenti” a superare la separazione dell’isola. Una cosa veramente vergognosa, che, come avevo largamente previsto, dura ancora oggi.
Ricordo benissimo il momento del voto, che abbiamo fatto per appello nominale, paese per paese. Su Cipro mi sono astenuta. Sugli altri, ho votato a favore. Mi sono girata dopo il voto, ero in prima fila e non vedevo l’aula. Non c’era una grande aria di festa. Qualche nuovo collega, impettito e serissimo stava sull’attenti. Ricordo di aver pensato che se ci fossimo “allargati” all’America Latina magari avremmo fatto tutti un balletto invece di stare cosi seri.
Ma, di certo, questa è una cosa che non succederà mai!
Monica Frassoni, co-Presidente del Partito Verde Europeo e candidata alle elezioni europee con la lista GreenItalia/VerdiEuropei