Ricordo come fosse ieri la notte in cui l’Unione Europea accolse qualcosa come 150 milioni di nuovi cittadini. Era l’ingresso da parte di milioni di persone in una nuova realtà, che aggiornava un sogno antico. Quello di una Unione che permettesse pace, prosperità e benessere a quanti avevano avuto in sorte di nascere fra Amsterdam e Palermo, fra Lisbona e Varsavia. Il sogno dei tanti europeisti che pensavano agli Stati Uniti d’Europa.
Dieci anni fa, quindi, gli europei vissero un passaggio epocale nel senso pieno e letterale: nel giro di qualche ora, hanno attraversato il guado e si sono portati più prossimi alla realizzazione di una Unione politico-economico e sociale. Una realizzazione che in questi anni è stata portata avanti, nonostante gli euroscettici. Purtroppo però il cammino verso gli Stati Uniti d’Europa non è ancora stato concluso. Vuoi per le tante cose da fare. Vuoi per la tanta propaganda che gli scettici hanno disseminato, gettando discredito verso le istituzioni europee, i loro uomini – parlamentari e funzionari – e le loro politiche. Che senso ha dire che l’Unione si occupa solo di fissare i limiti minimi per pescare un determinato tipo di pesce, senza menzionare il fatto che così facendo ci si preoccupa della sopravvivenza della specie, tutelando la vita dei piccoli esemplari ?
Complice certa stampa, ci sono stati anni in cui – agli occhi della pubblica opinione non sempre attenta – le direttive e le politiche europee sono stati sinonimi di atteggiamento ottuso e senza senso. Non dico che qualche cosa non sia stata sbagliata, ma che la propaganda populista ha oscurato quanto di buono si decideva a Bruxelles.
E con questo arrivo al prossimo appuntamento elettorale: il 25 maggio, secondo me, secondo i Popolari per l’Italia, si configura come un referendum nei confronti dell’Europa e nei confronti dell’euro, lo strumento monetario che abbiamo adottato di comune accordo e che tanti meriti ha avuto nel difendere i popoli europei dalla crisi del 2008.
Un referendum che, con tutti gli europeisti convinti, noi vorremmo vincere gettando il cuore oltre l’ostacolo e avvicinandoci sempre di più agli Stati Uniti d’Europa. In questo momento i cittadini europei sono nella situazione di un viandante che sta guadando un fiume: avere incertezze potrebbe significare essere spazzati via dalla corrente gelida, mentre uno slancio in più potrebbe farci arrivare alla riva di fronte. Io credo che tutti noi dobbiamo predisporci per fare quel passo in più, credendo in questa Europa popolare e democratica che ha saputo darci pace e benessere nel passato e che potrà nel futuro consentirci di raggiungere traguardi e successi insperati.
Mario Mauro, senatore, già ministro della Difesa e vice presidente del Parlamento europeo