Il nostro Paese esclude i dirigenti dalle procedure di mobilità e cig, mentre le regole europee non prevedono distinzioni tra lavoratori
La legge italiana sulla cassa integrazione viola il diritto comunitario. A stabilirlo è la Corte di giustizia dell’Unione europea che oggi con una sentenza sottolinea che l’esclusione dei dirigenti di azienda dalle procedure di mobilità e cassa integrazione, prevista dalla nostra legge, è contraria alle norme europee. A livello comunitario non esiste alcuna distinzione tra categorie di lavoratori, mentre l’Italia applica queste procedure solamente a operai, impiegati e quadri.
È stata la Commissione europea a chiedere alla Corte di constatare la violazione. Dal 2008 l’esecutivo Ue rimprovera l’Italia per come la nostra legislazione recepisce le procedure di tutela dei lavoratori in caso di licenziamento collettivo previste a livello comunitario. L’esclusione dei dirigenti, ritiene la Commissione, non è conforme alle direttive e insufficienti a colmare le lacune risultano anche i contratti collettivi che riguardano specificamente i dirigenti. Obiezioni confermate dalla Corte Ue, secondo cui l’Italia, “è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti”, visto che la direttiva comunitaria “non ammette alcuna possibilità per gli Stati membri di escluder dal suo ambito di applicazione questa o quella categoria di lavoratori”.