“Too little, too late”. Non ha dubbi Guy Verhofstadt: negli ultimi anni la politica europea ha fatto “troppo poco e troppo tardi”. E il motivo fondamentale è chiaro: la Commissione europea che non ha governato. Il prossimo esecutivo europeo, di cui il Presidente dell’Alde si candida ad essere capo, deve invece riconquistare il ruolo che gli spetta ed essere davvero l’organo che “conduce l’Europa e impone la sua idea del futuro”. Questo uno dei punti al centro del programma elettorale che il leader dei liberali, sostenuto in Italia dalla lista Scelta europea, ha presentato oggi.
“Quella che abbiamo visto negli ultimi anni – attacca Verhofstadt – non è la politica europea, la politica europea è altro”. La Commissione sta dimenticando di “utilizzare il suo diritto di iniziativa” e aspettando sempre di chiedere opinioni agli Stati membri lo sta facendo scomparire. Il prossimo esecutivo, insiste invece il presidente dell’Alde, deve abbandonare il “fallimentare metodo Barroso del negoziato preventivo” e usare tutto il suo potere. Il candidato liberale ha immaginato un intero sistema per riformare la Commissione e renderla più efficace. L’idea è di creare quattro grandi aree che ne raggruppino le competenze: “energia, clima e innovazione”, “affari esteri”, “giustizia e diritti fondamentali” e “affari economici, finanziari e monetari”. Al centro, con il ruolo di coordinatore, il Presidente della Commissione. Nella riorganizzazione delle istituzioni Ue, per Verhofstadt non si può dimenticare la creazione di una sede unica per il Parlamento europeo, che farebbe risparmiare 200 milioni di euro.
L’idea fondamentale su cui si deve basare tutto il futuro impianto europeo, secondo Verhostadt è chiara: la crescita può ripartire solo da una maggiore integrazione dei nostri mercati e delle nostre politiche. Se il resto del mondo sta crescendo al ritmo del 4-5%, mentre l’Europa continua ad affondare, lo dobbiamo al nostro debito troppo elevato e alla mancanza di integrazione. Avere un debito pubblico sopra il 100%, sottolinea il candidato liberale, non è accettabile mentre per l’Ue sta diventando la norma in una decina di Paesi. “I socialisti pensano che si possa uscire dalla crisi negando il problema – critica Verhofstadt – ma creare altro debito può essere solo la ricetta per un altro disastro”. Assurda anche la posizione dei nazionalisti che pensano di potere ritrovare la crescita escludendosi dal mercato europeo, il più grande del mondo. Per Verhofstadt occorre fare esattamente il contrario. Senza incrementare il debito pubblico, si deve utilizzare la maggiore integrazione europea come motore di crescita, come si fece negli anni ’90. Solo in questo modo si può tornare ad una crescita reale, cioè dal 2% in su, ben diversa da quell’1% che qualcuno oggi chiama crescita ma è solo “stagnazione”.
La maggiore integrazione deve riguardare tutti gli aspetti: dall’accelerazione dell’unione bancaria, l’unificazione dei mercati, la creazione “il più rapidamente possibile” di un mercato unico dell’energia che consenta di diminuire la nostra dipendenza energetica e diversificare le importazioni. “Questo non serve solo per fare fronte alla crisi ucraina – specifica Verhofstadt – ma anche per tornare a essere competitivi, abbassando drasticamente il prezzo dell’energia per i cittadini ma anche per le imprese”. E ancora, bisogna creare un vero mercato digitale, fissare parametri comuni per la governance economica, scartando l’idea dei contractual arrangements con i singoli stati. Poi dare vita finalmente ad una difesa europea comune e lanciare uno schema per incoraggiare la mobilità lavorativa nell’Ue, facendo però in modo che sia il Paese di origine a offrire una copertura di sei mesi, così da contrastare i timori per i sistemi di welfare dei Paesi ospitanti
Per Verhofstadt il prossimo esecutivo Ue dovrà agire fortemente anche sul rafforzamento delle libertà civili. La privacy deve essere automaticamente garantita, salvo diversa indicazione, così come il diritto all’oblio. Bisogna rafforzare la possibilità di perseguire reati transfrontalieri, servono una legge europea anti discriminazione e una politica comune di immigrazione, il modo migliore per combattere gli ingressi illegali e il traffico di esseri umani.
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