Le regole esistono, ma sono lacunose, troppo complicate e vengono scarsamente applicate: per questo le istituzioni europee sono tutt’altro che immuni alla corruzione. A denunciarlo è un rapporto pubblicato dal gruppo Transparency International, Ong internazionale in prima linea nella lotta alla corruzione.
In quella che viene definita come la prima valutazione in assoluto sul rischio corruzione di dieci istituzioni dell’Ue, si riconosce che esistono una serie di regole e pratiche per sostenere elevati standard di responsabilità all’interno degli organi Ue: ci sono ad esempio strumenti per investigare sui casi di sospetta frode o cattiva amministrazione e la possibilità per il pubblico di accedere ai documenti delle istituzioni comunitarie.
Peccato però che gli aspetti positivi siano compensati da altrettanti difetti che rischiano di compromettere l’intero sistema. Tra questi, evidenza l’Ong, la mancanza di regole che pongano limiti all’azione dei tanti lobbisti che tentano di influenzare le decisioni a livello comunitario. Altro problema è la “crescente tendenza” delle istituzioni Ue a condurre i negoziati a porte chiuse, una pratica contraria a qualsiasi forma di trasparenza. Secondo Transparency International, poi, ci sono non pochi problemi quando si tratta di verificare che le persone scelte per ruoli al vertice delle istituzioni Ue rispettino le regole di comportamento, come i periodi di pausa tra un incarico e l’altro: in questi casi “la norma è l’auto-regolamentazione, piuttosto che un monitoraggio indipendente”.
I controlli sono inadeguati in diversi settori. Ad esempio, evidenzia il rapporto, nonostante le regole lo impongano, soltanto un istituto su dieci mette in atto meccanismi per proteggere gli informatori interni. E ancora: non esiste alcuna verifica completa degli interessi finanziari dichiarati da commissari ed eurodeputati e, a fine 2013, soltanto sette aziende, trovate colpevoli di corruzione, erano stato escluse da gare per contratti con l’Ue.
“Negli ultimi anni le istituzioni europee hanno fatto molto per mettere ordine in casa propria, ma le solide fondamenta sono compromesse da norme complesse, compiacenza, e dalla mancanza di controlli”, ha dichiarato Carl Dolan, direttore dell’Ufficio internazionale Transparency Ue. Quella contro la corruzione, insiste l’Ong, dovrà essere una delle sfide dei nuovi vertici Ue dopo le elezioni di maggio. “Se la nuova leadership europea vuole davvero fermare il crollo della fiducia – continua Dolan – i rischi di corruzione devono essere affrontati prima che si trasformino in scandali corruzione”. La fiducia dei cittadini, in effetti, è sempre meno: secondo un recente Eurobarometro, il 70% della popolazione crede che la corruzione sia presente nelle istituzioni comunitarie.