Herman Van Rompuy non è “particolarmente entusiasta” del fatto che alle elezioni i partiti esprimeranno un proprio candidato alla presidenza della Commissione. In un’intervista al giornale tedesco Sueddeutsche Zeitung il Presidente del Consiglio europeo ha dichiarato di non essere “un accanito sostenitore di questa idea dei candidati leader”, per la quale il Parlamento di Bruxelles ha condotto invece nua fortissima battaglia. Per la prima volta infatti si voterà seguendo le regole del Trattato di Lisbona che afferma che ai capi di Stato e di governo spetta il compito di proporre il nome del futuro capo dell’esecutivo comunitario ma “tenendo conto del risultato delle elezioni”. Per questo i deputati hanno chiesto di inserire nelle liste il nome di un proprio candidato Presidente.
Ma per Van Rompuy questi candidati pan-europei avranno poca influenza sugli elettori, che sono spesso più interessati a questioni nazionali. “Per usare un eufemismo – ha detto – influenzeranno il comportamento degli elettori in maniera non eccezionale”. Non solo. Il Presidente ha anche attaccato frontalmente l’Aula di Strasburgo facendo un’altra significativa affermazione. Ha riconosciuto che il Parlamento europeo ha ora un “ruolo importante”, ma aggiungendo che “la differenza tra il Parlamento e chi veramente decide è molto chiara per i cittadini”. E questo sarebbe quindi uno dei motivi per cui a suo avviso la partecipazione elettorale nelle elezioni europee è di solito molto bassa.
Un’affermazione quest’ultima che non è piaciuta per niente al presidente del gruppo Socialista a Strasburgo, Hannes Swoboda, che ha definito l’intervista “scandalosa”, accusando Van Rompuy di non “capire il processo democratico delle nomine dei leader alle prossime elezioni”.
Scandalous interview of @euHvR in @SZ http://t.co/2nsuZiJIBJ – clearly he doesn’t understand democratic process of #EP2014 nominations!
— Hannes Swoboda (@Hannes_Swoboda) 21 Aprile 2014