Dopo una ricca scaletta di esibizioni italiane il giovane artista genovese saluterà l’Europa a fine aprile con due appuntamenti in Belgio e uno in Olanda. Partirà, quindi, alla volta del Canada, tappa conclusiva del tour di lancio de La quarta vittima, il nuovo disco uscito in gennaio. Il lavoro, ispirato alle atmosfere oniriche raccontate dallo scrittore tedesco Michael Ende (La storia infinita), racchiude una personalissima interpretazione del progressive rock, genere “di nicchia” in Italia, ma tra i pochi che, spiega Zuffanti ai lettori di eunews.it, “ad oggi non teme la pirateria …”
La quarta vittima, che rappresenta l’esordio solista di Fabio Zuffanti, artista “autodidatta” nato a Genova quarantacinque anni fa, esce nel ventennale della sua attività discografica e lo si dovrebbe ascoltare leggendo “Lo specchio nello specchio” di Michael Ende. L’album, pensato a partire dalle atmosfere oscure della narrativa fiabesca nord – europea, è composto da sette brani, o sette “film sonori” che oltrepassano la forma standard della canzone in tre minuti facendosi, per il disegno narrativo che vi si snoda, veri “viaggi musicali” nell’interiorità “doppia” di noi stessi (il primo brano, Non posso parlare più forte, sfiora i dodici minuti).
Il romanzo di Ende, ripreso da Zuffanti, parla di questo, del Doppelgänger, il doppio che è dentro di noi, l’immagine riflessa di sé che l’uomo ha di fronte allo specchio: un tema caro alla storia della letteratura occidentale fin dal mito di Narciso. Se è la musica a permettere da sempre l’immersione esperienziale, i testi, ne La quarta vittima, non sono meno importanti .“Amo la contaminazione di generi e il progressive lo è per definizione” spiega l’artista “ma mi reputo, prima di tutto, un compositore; un brano musicale nasce dalla canzone, che ne costituisce lo scheletro prima ancora che l’arrangiamento la vada a progressivizzare.”
Che siano i testi o le note a concorrere per la maggior parte alla definizione di quel paesaggio musicale che cambia in corso d’opera secondo la linearità tipicamente narrativa riconducibile allo schema inizio – svolgimento – conclusione, certo è che il progressive richiede molto impegno nell’ascolto. Ciò costituisce uno “sforzo” che in Italia, a detta dell’artista, “ben pochi sono disposti a fare”. Tanto più che la crisi nel settore dei concerti ha ridotto anche le possibilità di esibirsi in festival e in locali specializzati e il progressive è, così, diventato un genere di nicchia nello Stivale. Il mercato nazionale, allora, non basta più e le tournée “fuori casa” sono appuntamenti irrinunciabili. In Belgio, poi, l’interesse è forte. Il prossimo 25 aprile Zuffanti parteciperà ad uno showcase – uno spazio di discussione e interviste – a La Piola Libri di Bruxelles e il 26 si esibirà in concerto a Soignies, in Vallonia, insieme ad altri quattro musicisti che lo accompagneranno anche il giorno seguente in occasione del concerto al Boerderij Cultuurpodium a Zoetermeer, in Olanda.
“Fortunatamente il progressive è un genere che ha ancora molti fan nel mondo” dice Zuffanti che ha portato la sua musica fino in Messico e in Giappone oltre che negli Stati Uniti e in buona parte del Vecchio Continente “e i dischi si vendono perché la gente ha ancora la passione per il supporto fisico, la copertina … certo, se non ci fosse la possibilità di scaricare gratis sarebbe meglio (uno dei suoi brani ha subìto un download illegale da parte di più di cento mila utenti, n. d. r.), ma il culto dell’oggetto – che non esiste più per altri generi – scoraggia non poco la pirateria.”
Loredana Recchia