Una lettera dell’eurodeputata in vista del referendum anti-immigrati di domenica prossima
“Trovo che queste continue provocazioni, oltre ad alimentare un clima di odio e di xenofobia, debbano essere prese in considerazione nel quadro degli accordi in essere e in corso di negoziazione fra Ue e Confederazione Elvetica. Non è tollerabile che quella libertà di circolazione del lavoro che è alla base dei Trattati possa essere messa in discussione con i toni aspri che queste campagne veicolano, e senza che il punto di vista europeo sia difeso istituzionalmente”. Lo scrive l’europarlamentare di Forza Italia Lara Comi in una lettera indirizzata all’alto rappresentante per la politica estera dell’Ue Catherine Ashton in merito al referendum che si terrà domenica 9 febbraio in Svizzera. La consultazione, voluta dal maggiore partito locale, l’Udc, mira a imporre dei tetti massimi all’immigrazione e a rivedere gli accordi bilaterali Svizzera-Unione Europea, in vigore dal 2002, che regolano la circolazione dei cittadini Ue all’interno della Confederazione Elvetica.
Nella missiva Lara Comi invita l’Alto rappresentante “a prendere dei provvedimenti affinché gli sforzi diplomatici non restino soltanto sulla carta” e a “intraprendere azioni concrete affinché tali incresciosi episodi cessino”.
Comi sostiene poi che “al benessere del Canton Ticino contribuiscono anche i 60 mila frontalieri italiani che hanno diritto di lavorare e non meritano di subire campagne denigratorie a orologeria o politiche tese a limitarne la mobilità. Discriminazioni inaccettabili che, ogniqualvolta sono riemerse, ho sempre denunciato sin dal 2009”:
Il ministro Saccomanni ha affermato che a breve, entro maggio, sarà siglato l’accordo quadro con la Svizzera che regolamenterà diverse questioni, tra cui quella fiscale relativa ai 180 miliardi di capitali italiani custoditi nelle banche elvetiche. “Mi auguro – commenta Comi – che al centro dell’accordo ci sia anche la questione dei frontalieri e che a loro siano date risposte chiare e non penalizzanti. A cominciare dal mantenimento al 38% dell’aliquota relativa ai ristorni, contro la volontà ticinese di ridurla, onde evitare effetti deleteri sui bilanci dei Comuni lombardi di confine”.