La Commissione europea annuncia oggi un’ulteriore lettera di messa in mora, dopo quella già spedita nel settembre scorso, sulla situazione dell’acciaieria più grande d’Europa.
“Dopo mesi di contatti intensi con la Commissione Ue il lavoro, in particolare di Alessandro Marescotti e Antonia Battaglia di PeaceLink, sostenuti dai Verdi Europei, sta lentamente avendo ragione sia delle esitazioni della Commissione Ue che dei tentativi del governo di chiudere il contenzioso con decreti e norme che in realtà hanno il solo scopo di “legalizzare” l’assenza di provvedimenti seri e le manovre dilatorie dell’ILVA. – dichiara Monica Frassoni, co-Presidente del Partito Verde Europeo, GREEN-ITALIA/VERDI EUROPEI – Ora la Commissione ha dato all’Italia altri due mesi per cambiare strada e ha aggiornato e allargato la portata della procedura (si tratta della Direttiva 2010/75 sulle emissioni industriali e l’art 5 della Direttiva Seveso).
È evidente che se la Commissione non aprirà davvero il contenzioso in tempi rapidi, si renderà complice di una situazione di costante violazione del diritto alla salute, che ormai da anni é intollerabile non solo per i tarantini, ma per tutti gli europei. – continua Frassoni – Le precedenti prese di posizione del Parlamento Europeo hanno dimostrato che l’ILVA, da lungo tempo, non é più un problema solo italiano. È più che evidente che nella discussione su chi governerà l’Europa dopo le prossime elezioni, la questione di una rinascita dell’industria europea non può che partire dalla fine di una concezione e di una pratica industriale vecchie e nelle quali le ragioni della salute e quelle del lavoro sono ancora in contraddizione. Si dovrà lavorare sul rispetto scrupoloso delle norme europee in materia di inquinamento, salute, acqua, rifiuti e suolo. Norme che ILVA continua a non rispettare, potendo contare sull’inerzia del governo, come certificato dalla stessa decisione della Commissione.”