Colonna sonora: Air – Ce matin la
Affacciato a una finestra sotto una notte nordeuropea, osservo fumando un gruppetto di giovani che fanno casino sotto casa mia.
Finita la sigaretta dovrei andare a dormire, la spengo sul davanzale e sto per gridargli di smetterla quando d’un tratto mi rendo conto.
Sono passato dall’altra parte.
Guardando meglio mi accorgo che li sotto ci sono io, dieci anni fa. Sto in piedi appoggiato ad un palo e guardo in alto cercando le stelle. Quello che rolla la sigaretta terapeutica è Simone, quello che balla con le cuffiette è Tommi, quello che piscia sulla saracinesca è Alex.
Non importa che in realtà siano marocchini e parlino in francese.
Sono passato dall’altra parte, o per lo meno da un’altra parte. Ho preso improperi e secchiate d’acqua dalle finestre in passato ed ora sono io quello che si affaccia e strilla che domani deve lavorare e quindi si deve fare casino in silenzio.
E da questa presa di coscienza cerco altri dettagli di conferma.
Quello che mi spaventa di più è ricordare una frase che dicevamo spesso a diciott’anni: “non andiamo in quel locale che ce stanno i trentenni tristi che ancora vanno a balla'”. Ecco, ora sono un trentenne triste che ancora va a balla’, ma mi lamento che “quel locale è pieno di ragazzini”.
La stempiatura che avanza, la brizzolatura e le occhiaie quando dormi poco. I tempi di recupero raddoppiati, quindi il uichènd dimezzato, che se venerdì fai serata non riesci ad alzarti prima di domenica. Accendi PRIMA la macchina POI l’autoradio. Su Radio Nostalgia passano dei pezzi che per te sono attualissimi. Vedi remake di film di cui avevi già visto il remake. Non ricordi tutti i testi delle tue canzoni preferite. Parlando con le nuove generazioni ti accorgi che a volte non hanno la più pallida idea di cosa tu stia dicendo (mica ho detto “il grammofono”, parlavo del walkman…).
Una vecchia che ti guarda e dice “non ti riconoscevo, ormai sei diventato un uomo…” e tu tra quelle grinze e i capelli bianchi riconosci il tuo sogno erotico di adolescente, la signora del terzo piano. Devi scorrere sempre più in basso il menù a tendina dell’anno di nascita sui siti. Il jogging per te è footing, i leggins sono fuseaux, i fiumi non esondano ma straripano, quando senti “arriva Victoria, l’ondata di freddo” pensi che l’unico nome accettato per gli eventi climatici sia “c’è Giannetta”. Sai che andare su un sito porno è estremamente più facile che chiedere all’edicolante “Dylan Dog e Gin Fizz”.
Capisci i tuoi genitori, capisci i professori del liceo (tranne quella stronza di filosofia), capisci i discorsi che ti facevano gli adulti, perché ora sei un adulto anche tu. E la cosa un po’ ti fa paura.
I compromessi, il ridimensionamento degli ideali, i cambiamenti delle priorità, il mal di schiena, i sogni che si fanno più piccoli per far posto alla realtà.
Quei ragazzi sotto casa stanno parlando di come cambiare il mondo. Lo fanno caricando un chilum, ma è la sostanza quella che conta. E dall’odore sembra buona.
Le responsabilità ad un certo punto sembrano inchiodarti, tutto diventa più chiaro e più faticoso. Ma la rassegnazione no.
Il dire che tanto non cambierà mai niente non lo accetterò mai, né tanto meno dire ai giovani “ora tocca a voi”. Loro hanno un grande entusiasmo ma non hanno l’esperienza, noi dobbiamo essergli di esempio. Non si può mai smettere di sognare, di cercare di costruire una società più giusta, un futuro più raggiungibile, per loro ma anche per noi, perché il futuro è uguale per tutti.
Un mondo migliore è possibile, non dimentichiamolo mai, non smettiamo mai di crederci e di mettere ogni giorno un mattoncino in più per realizzarlo.
Gridiamolo ai quattro venti con tutto il fiato che abbiamo in corpo!
Basta che non lo gridiamo sotto casa mia dopo le undici, che domani si lavora.
Buon uichènd a chi non perde mai di vista l’insieme dello schema, e si diverte a modificarne i dettagli.
Francesco @Ceskoz_ Cardarelli