dall’inviato a Strasburgo Alfonso Bianchi
Con il voto di oggi del Parlamento europeo il meccanismo unico di risoluzione delle crisi bancarie è stato definitivamente approvato, aggiungendo così un nuovo tassello all’Unione bancaria dopo l’entrata in vigore del sistema di vigilanza bancaria unico. “Abbiamo cominciato a costruire questa architettura con riforme strutturali di banche e assicurazioni nel 2010 e poi in meno di 2 anni, dal settembre 2012 ad oggi, siamo giunti a creare condizioni di stabilità della zona euro”, è stato il commento del commissario al Mercato interno Michel Barnier (nella foto).
Mentre dopo la crisi del 2008 le perdite di molte banche sono state trasferite sugli stati (bail-out), e quindi sui cittadini, il nuovo sistema di “Bail-in”, stabilisce che siano i proprietari della banca (gli azionisti) e i creditori (soprattutto i possessori di obbligazioni) a essere i primi a dover assorbire le perdite di un istituto in difficoltà. Se questo primo intervento non basterà i paesi dell’Unione bancaria, che comprende l’Eurozona e chi scelga di farne parte, condivideranno anche un fondo unico di risoluzione di 55 miliardi di euro, finanziato dalle banche, che sarà creato gradualmente nel corso di 8 anni ma sarà operativo al 75% in tre anni. Ai paesi membri dell’Ue ma esterni all’Unione bancaria sarà richiesto invece di istituire, entro 10 anni, un proprio fondo, sempre finanziato dalle banche, pari all’1% dei depositi coperti.
La cifra del fondo unico in sé è piuttosto bassa, se si pensa che la sola Germania per salvare le sue banche ha speso circa 60 miliardi, e la Gran Bretagna 80. “Il fondo potrà raccogliere altri soldi sul mercato – ha spiegato Barnier – e poi non dobbiamo dimenticare che adesso abbiamo tutta una serie di nuove regole di protezione dalle crisi bancarie che dovrebbero rendere molto più difficile lo scoppio di un’altra crisi come quella del 2008”. “Inoltre questi soldi – ha aggiunto la relatrice per l’Aula Elisa Ferreira (S&D) – saranno usati solo come ultima spiaggia e non saranno utilizzati per coprire tutte le perdite degli istituti ma solo per fare in modo che i loro guai non ricadano sui cittadini”.
La Bce dovrà decidere che una banca è in crisi e che deve quindi essere ristrutturata, salvata o lasciata fallire ma le scelte sul come intervenire saranno prese però dall’Autorità unica di risoluzione per le crisi bancarie che sarà composta da due organismi decisionali: un Board esecutivo con un direttore e quattro membri permanenti, e un organismo più largo (la “sessione plenaria”) in cui, oltre ai cinque membri permanenti del board, siederanno i rappresentanti di ogni autorità di risoluzione nazionale dei singoli Paesi partecipanti.
Con il voto di Strasburgo sono state poi anche aggiornate le norme sul sistema di garanzia dei depositi obbligherà i paesi a istituire degli schemi di rimborso per i depositi garantiti, ovvero quelli fino a 100mila euro, finanziati dalle banche. L’importo totale del deposito garantito dovrà essere reso disponibile entro 7 giorni lavorativi e una somma di sussistenza (decisa Paese per Paese) entro 5 giorni. I deputati hanno anche inserito clausole che introducono la possibilità che, nel caso un correntista abbia solo temporaneamente sul proprio conto più di 100mila euro (ad esempio a causa della vendita di una casa) tutto o una parte dell’importo in eccesso sarà protetto per almeno 3 mesi.
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