Il commercio tra Unione e Russia è crollato. “Le diminuzioni più marcate” nei flussi di import ed export a gennaio 2014 sono quelli da e per la Russia, crollati del 10% rispetto ai livelli di un anno fa, secondo i dati eurostat diffusi oggi. Difficile dire se sia l’effetto diretto del deterioramento dei rapporti tra Ue e Russia a seguito delle vicende ucraine, ma è lo stesso istituto di statistica europeo a mettere in evidenza come il calo più marcato di compra-vendite dell’Ue sia con il partner euro-asiatico. Ma a ben vedere tra gennaio 2013 e gennaio 2014 l’Unione europea ha conosciuto una vera e propria crisi commerciale con le economie emergenti dei paesi ‘Bric’ (Brasile, Russia, India e Cina): come detto crollano importazioni ed esportazioni con la Russia (entrambe le voci registrano -10%), ma è negativo l’export europeo anche verso Brasile (-10%), e India (-2%). Cresce, invece, la penetrazione commerciale europea sul mercato cinese: in un anno le esportazioni in Asia sono aumentate del 12%. Calano anche le esporazioni in Turchia (-5%), paese candidato all’accesso in Ue, mentre aumentano le esportazioni in Giappone (+8%) e Corea del Sud (+5%). Stabili (variazione dello 0%) le esportazioni negli Stati Uniti. Negativi i dati dell’import da da Russia (-10%), Brasile (-5%), Giappone (-7%) e Stati Uniti (-3%). Unici dati con segno ‘più’ quelli relativi all’import da Turchia (+3%) e Cina (+1%).
Complessivamente la bilancia commerciale dell’Unione europea con il resto del mondo si riequilibria: tra gennaio 2013 e gennaio 2014 risulta ridotto il deficit con Cina (13,6 miliardi rispetto ai 14,6 di un anno fa), Russia (da -10,4 miliardi a -9,3), Giappone (da -0,6 miliardi a un attivo di 0,1 miliardi), Corea del Sud (da un passivo di 100 milioni a un attivo di 100 milioni). L’Ue registra surplus con Stati Uniti (6,6 miliardi, in aumento rispetto ai 6,1 di un anno fa), Svizzera (5,7 miliardi, immutato), Turchia (1,3 miliardi, ma in calo rispetto a 1,7 miliardi del 2013). Saldo pari a 0 con il Brasile: il valore in miliardi di euro di beni esportati è pari a quello dei beni importanti.
Emanuele Bonini