Google ha trovato un compromesso con la Commissione europea ed eviterà di incorrere in sanzioni da parte di Bruxelles. Con la sua ultima proposta, ritenuta sufficiente dal vicepresidente Joaquín Almunia, il celebre motore di ricerca e fornitore di servizi internet ha corretto alcune pratiche che Bruxelles riteneva contrarie alle regole di base della concorrenza, avviandosi così verso la chiusura dell’inchiesta antitrust che avrebbe potuto portare a pesanti sanzioni, fino a 5 miliardi di euro.
L’indagine su Google era stata aperta nel 2010. Le accuse al motore di ricerca si basavano sull’esistenza di quattro diverse pratiche anticoncorrenziali: il favorire nei risultati non sponsorizzati (ovvero a pagamento) i propri servizi a danno di quelli degli altri competitors; l’utilizzare sempre nei risultati contenuti da siti senza chiedere il loro consenso esplicito; la sottoscrizione di accordi di esclusiva con editori per le inserzioni sulle loro pagine web; e infine la limitazione della possibilità di trasferire i dati della campagna pubblicitaria di inserzionisti ad altri motori di ricerca.
La principale modifica che sarà apportata riguarderà le inserzioni di ricerca specializzata, quelle con cui ad esempio ricerchiamo ristoranti in cui mangiare, alberghi in cui dormire o oggetti da comprare. Al momento i primi risultati della ricerca riguardano sempre e soltanto quello offerti dall’azienda di Mountain View (Google shopping, Google maps etc.). Dopo le modifiche invece il motore di ricerche fornirà anche tra le prime proposte anche 3 possibili alternative, dello stesso tipo di servizio, fornite però da altre aziende (Yahoo, Micheline, Trip Advisor o quello che sia), in uno speciale boxino ben visibile (guarda la gallery). Così, secondo Almunia, “gli utenti avranno una vera possibilità di scegliere e comparare servizi differenti”. “Lo scopo era quello di proteggere la concorrenza, non i concorrenti” ha continuato il commissario visto che “le indagini riguardavano gli abusi sulla posizione dominante, non la posizione in sé” che può essere anche dovuta “alla capacità di innovare e offrire servizi apprezzati degli utenti”.
Google darà poi la possibilità di un opt-out a tutte le aziende, di chiedere cioè lo stop dell’utilizzo dei propri contenuti, eliminerà i requisiti di esclusività negli accordi con gli editori per la fornitura di pubblicità nelle ricerche e le restrizioni alla possibilità per le campagne di search advertising di essere eseguito anche su piattaforme concorrenti. “Trasformare queste proposte in obbligo legale per Google assicurerebbe che le condizioni di equa competitività siano ripristinate velocemente e che vengano mantenute nel corso degli anni a venire” ha concluso Almunia.
A. B.
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