Incontrando i parlamentari italiani il capo dello Stato ribadisce il No a un “riequilibrio finanziario a tappe forzate” e ricorda: “I Governi Monti e Letta non sono stati un mio capriccio”
dall’inviata a Strasburgo Letizia Pascale
L’austerità, come ha detto ieri Giorgio Napolitano, non ha funzionato? A pagare allora sia chi ha sostenuto questa politica, e cioè lo stesso presidente della Repubblica italiana. È questo il ragionamento della Lega Nord che rivedendo oggi il capo dello Stato, nel corso del suo incontro con gli eurodeputati italiani al Parlamento europeo di Strasburgo, continua sulla linea polemica delle proteste di ieri in Aula (dove poi il Carroccio, in quasi solitudine ha votato contro le norme che prevedono il carcere per i banchieri che commettono reati finanziari) e anzi la porta alle estreme conseguenze: “Quando un capo politico sbaglia la linea si dimette”, interviene il capo delegazione del Carroccio, Lorenzo Fontana, sollecitando il passo indietro.
“Mi compiaccio che abbia notato che l’austerità non funziona”, continua Fontana, ricordando però che proprio sulle politiche di austerità sono stati impostati i governi Monti e Letta, sponsorizzati dal capo dello Stato. “La sua politica” conclude il capo delegazione del Carroccio, “è stata un fallimento”, Napolitano “riveda la sua posizione con le dimissioni”. Molti in aula fischiano, Borghezio grida: “Sono in molti a pensarla così”, ma Napolitano non batte ciglio. Quando tocca a lui intervenire ribatte a tutti i punti sollevati da Fontana, tranne la richiesta di dimissioni. “Si parla di governi inventati quasi per capriccio dal Presidente della Repubblica: non è così”, fa notare Napolitano, spiegando: “Ho dovuto fare consultazioni, da cui non è mai uscita un’indicazione per l’incarico diversa da quella che ho ritenuto di dovere assumere”.
Uscendo dalla sala, alle domande dei cronisti che chiedono una reazione alla richiesta di dimissioni risponde soltanto: “E’ un diritto che non si nega a nessuno”. La stessa scarsa considerazione che Napolitano riserva alle proteste inscenate dalla Lega in Aula: “Come vedete, non mi sono sentito particolarmente turbato o ferito – dice-. Un gruppo parlamentare ha voluto protestare nel modo che ha ritenuto più opportuno e io non entro nel merito. Sono contento che oggi ci siate qui tutti”. Agli esponenti del Carrocio il capo dello Stato chiede invece di “trasformarsi in europeisti critici”.
Sulle critiche all’austerità nessuna marcia indietro. “Ho detto che non è perseguibile una politica di ulteriore riequilibrio finanziario a tappe forzate”, precisa Napolitano. L’austerità “non può più reggere, si deve andare ad una svolta perché non può bastare un aggiustamento formale e introdurre qualche bella parola nelle risoluzioni del consiglio europeo, come ‘partnership for growth an job’, una delle poche cose che ancora si capiscono nelle risoluzioni del Consiglio europeo”.
Napolitano è intervenuto anche sul tema del sovraffollamento delle carceri, un tema su cui “siamo con le spalle al muro”. La sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, sottolinea il Presidente, “è stata una sentenza pesantissima e ultimativa”: se non ci atteniamo alle indicazioni, “verranno accolti tutti i ricorsi presentati dai detenuti e questo significa che lo Stato italiano sarà condannato a pagare cifre enormi: centinaia e centinaia di milioni di euro”.
Con i deputati italiani il Capo dello Stato vuole affrontare anche il tema immigrazione, rimasto ieri fuori dal discorso davanti all’Aula. “Una carenza grave – sottolinea – è la mancanza di una politica comune europea per il diritto di asilo e l’immigrazione”. Ma la situazione è critica anche in Italia dove, secondo Napolitano, si riduce tutto alla lotta contro l’immigrazione illegale senza considerare la regolazione dell’immigrazione legale. Così “manca un elemento fondamentale della realtà: le imprese che in tutte le parti d’Italia, nel nord e nel nordest più che nel mezzogiorno, richiedono iniezioni di manodopera straniera”, fa notare il Presidente della Repubblica, secondo cui “a ciò deve corrispondere non una politica delle porte spalancate ma una politic di regolazione degli ingressi legali in raccordo alle esigenze che presenta il mercato del lavoro in Italia”.
A chi chiede (il capo delegazione di Fratelli d’Italia, Carlo Fidanza) perché davanti alla plenaria, il Presidente non abbia sollevato il caso dei Marò italiani, Napolitano risponde: “Non credo francamente fosse la sede ma “le mie posizioni sono internazionalmente note: non perdo occasioni di contatto con omologhi capi di stato europei per dare forza ad un approccio che deve essere di interesse comune europeo”. Latorre e Girone, ricorda Napolitano, “non erano in India né a pescare né a dare la caccia ai pescatori, erano impegnati in una missione internazionale”.
L.P.