Pubblicato il primo quadro di valutazione della Commissione: treni poco inquinanti e mobilità su gomma sicura, ma abbiamo il più basso tasso di trasposizione delle direttive comunitarie
Una forte rete ferroviaria elettrificata, troppe procedure d’infrazione aperte nel settore trasporti, rete autostradale inferiore alle medie europee per densità. Questa l’Italia della mobilità secondo il primo quadro di valutazione dei trasporti dell’Ue pubblicato dall’Unione europea. Disponibile su internet, il quadro riunisce dati provenienti da diverse fonti – Eurostat, Agenzia europea dell’ambiente, Banca mondiale e Ocse – e per fornire una panoramica dell’eterogeneità dei risultati degli Stati membri in materia di trasporti in tutta Europa e aiutarli a identificare le lacune e a definire le priorità degli investimenti e delle politiche. Lo studio si concentra su tutte le tipologie di mobilità (stradale, marittima, aerea) e ogni paese ha la sua scheda che riassume la situazione in termini di sviluppo delle infrastratture, sicurezza, impatto ambientale.
Centododici chilometri tra strade e autostrade per milioni di abitante la densità infrastrutturale italiana, al di sotto di quella comunitaria (141), ma buona performance in termini di sicurezza (indice di affidabilità a 58, contro la media Ue di 52, ma lontano dall’87 del Lussemburgo): l’Italia che si muove si gomma è questa. Buone notizie sul settore ferroviario: il nostro paese è tra i migliori esempi di efficienza, terzo per sostenibilità ambiantale della rete di trasporto su ferro. Abbiamo ferrovie mediamente sviluppate (l’Italia ha punteggio 4 su una scala che da 1 a 7), ma all’avanguardia anche da punto di vista della sicurezza. Non siamo esempio di eccellenza per poco, per questioni di frazioni di voto (abbiamo 0,3 nella scala di pericolosità, con altri otto paesi che oscillano tra 0 e 0,2). Piccolo neo: nella penisola viaggiano su rotaia più le merci dei passeggeri.
Qualcosa da migliorare nell’infrastruttura per il trasporto aereo c’è, a giudicare dagli indici. In una scala da crescente da 1 a 7 che misura il grado di sviluppo di strutture e reti, l’Italia si colloca a metà strada con un punteggio di 4,34: non male se si pensa che il dato medio europeo è del 5,13, peccato che uno dei paesi ritenuti più sottosviluppati sia l’Estonia, col punteggio di 4,14. Numeri alla mano siamo più vicini (nel senso di poco lontani) agli esempi meno virtuosi. Spicca il dato relativo al commercio di beni per i porti italiani: nel 2012 vi sono transitate 83,2 milioni di tonnellate, contro le 65,2 movimentate in Regno Unito.
A livello normativo l’Italia viaggia invece più a rilento. Il nostro paese è secondo a livello Ue per numero di procedure d’infrazione aperte nel settore trasporti. Complessivamente sono 14 i dossier ancora aperti, peggio si trova solo il Portogallo con 16. “L’Italia ha il più basso tasso di trasposizione di direttive comunitarie sui trasporti”, denuncia la Commissione europea.
Renato Giannetti